il caso
Sfratto del Rizza, pioggia di critiche
La decisione del Libero consorzio di Siracusa viene contestata per i suoi effetti didattici, storici e sociali. In campo anche l’ipotesi di impugnazione legale e un’interrogazione in Consiglio provinciale
Una decisione opinabile dal punto di vista storico, culturale, ma pure strettamente didattico. Una delibera che si presta a ricorsi nei tribunali amministrativi e a interrogazioni in Consiglio provinciale. Comincia a incassare reazioni critiche la delibera del presidente del Libero consorzio Michelangelo Giansiracusa, che nell’ambito della razionalizzazione degli spazi per le scuole superiori (con l’obiettivo di dismettere affitti onerosi per l’ente), “sfratta” il Rizza dal Palazzo degli studi, sua sede storica, e lo porta all’Insolera, in via Modica.
Il docente, storico dell’Arte, Paolo Giansiracusa: «L’istituto Rizza – dice - fin dalla sua nascita ha svolto un ruolo provinciale per il prestigio della sede, per la collocazione strategica, per la qualità dell’offerta formativa». Il rischio, per il prof. Giansiracusa è che con questo spostamento il pendolare del circondario possa non iscriversi più al Rizza. «L’azione di spostamento e di accorpamento all’Insolera – aggiunge – potrebbe risultare pertanto una dichiarazione di lento impoverimento delle iscrizioni». Un danno incalcolabile.
E poi i numeri fluttuano: «In base all’attrazione degli indirizzi deliberati – prosegue Paolo Giansiracusa - le scuole possono allargarsi o restringersi a seconda dell’attrazione creata nell’utenza. Ciò significa che i numeri non sono costanti e lievitano o si abbassano in base alla moda delle proposte curricolari. Cosa accadrà nei prossimi anni con l’evoluzione del digitale e l’uso dell’intelligenza artificiale? Quando i numeri del liceo saranno diversi da quelli attuali, che si fa? Si restituiscono le aule a chi le ha perdute?».
La perdita di identità: «Tutte le istituzioni storiche – ancora Paolo Giansiracusa - che vengono tolte dalle antiche sedi perdono la propria identità e causano l’impoverimento sociale dei quartieri in cui sorgono. Si veda in tal senso la fuga da Ortigia della Banca d’Italia, delle Poste, del Gargallo, dell’istituto d’Arte. Il luogo urbano non è più dei cittadini e la città storica è diventata un circo equestre per villeggianti. Lo stesso accadrà alla Borgata Santa Lucia che invece di essere potenziata e riqualificata tende ad essere svuotata di interessi collettivi. Il Piano regolatore generale, che non c’è per convenienze da scoprire, avrebbe dovuto imporre il blocco totale nel quartiere sia delle attività amministrative che di quelle commerciali». Si poteva fare diversamente: «Col buon senso – conclude Giansiracusa - mettendo in primo piano la difesa dell’identità istituzionale e le esigenze dei fruitori».
La scuola sta valutando l’ipotesi di impugnare la delibera: il Rizza, nell’accorpamento con l’Insolera è la scuola che ha mantenuto l’autonomia: per la legge chi mantiene l’autonomia, mantiene l’immobile. Anche in Consiglio provinciale arriveranno reazioni: quella del consigliere Cosimo Burti è un’interrogazione.
«Nella delibera non c’è traccia di parere legale – dice - copia dei contratti d’affitto da dismettere, che stabiliscono termini e condizioni, dai quali si evince se l’ente stia andando davvero incontro a risparmio. Questo si somma alla delusione perché questo lavoro doveva essere fatto in maniera collegiale. Un atto partorito da un presidente di Ferla e un assessore di Melilli, senza nessun passaggio con chi vissuto la dinamica scolastica in città: incapacità di confrontarsi non solo con le forze di minoranza, ma con il territorio».