Cassazione
Telefono in cella, ma non era operativo: detenuto assolto
Cadono le accuse di detenzione illegale di cellulare in carcere: il dispositivo non poteva essere utilizzato per comunicare
Durante un controllo nella sua cella era stato trovato in possesso di un telefono cellulare, ma il detenuto è stato assolto perché il fatto non sussiste. Protagonista della vicenda è W. I., finito sotto processo per la presunta detenzione illegale dell’apparecchio.
Il telefono rinvenuto era di piccole dimensioni, dotato di batteria ma privo di scheda Sim e di caricabatterie. Un elemento che si è rivelato decisivo ai fini del giudizio. La difesa, affidata all’avvocato Nancy Grimaldi, ha infatti richiamato la più recente giurisprudenza di legittimità, ricordando una sentenza della Corte di Cassazione secondo cui tali dispositivi, se non utilizzabili per comunicare con l’esterno, non sono idonei alla consumazione del reato.
In base a questo orientamento, il semplice possesso del telefono non può configurare una responsabilità penale diretta. Alla stessa conclusione è giunto il giudice monocratico Franco Scollo, che ha pronunciato l'assoluzione. Anche il pubblico ministero, al termine della requisitoria, aveva chiesto l'assoluzione dell'imputato.
L’episodio risale al 2024 ed è avvenuto nella casa di reclusione di Augusta, dove gli agenti di polizia penitenziaria, durante un controllo, avevano trovato il detenuto in possesso del telefonino, simile a quelli che solitamente riescono a circolare negli istituti di pena. L’uomo era stato deferito alla Procura della Repubblica del tribunale di Siracusa e processato con rito abbreviato. È stata invece stralciata la posizione di un altro detenuto coinvolto, che ha scelto il rito ordinario.