il caso
Delitto Mattarella, perché il Riesame ha lasciato l'ex prefetto Filippo Piritore ai domiciliari
Il Tribunale ha respinto l'istanza dei suoi legali: «Può reiterare il reato»
Il Tribunale del Riesame di Palermo, nelle motivazioni con cui ha respinto l’istanza di revoca degli arresti domiciliari per l’ex prefetto Filippo Piritore, scrive che l’indagato «ha mostrato una chiara e pervicace attitudine ad alterare il processo di formazione della prova. La certa gravità del fatto e la speciale disinvoltura mostrata nel compimento della condotta delittuosa, fornendo false informazioni anche specifiche, perseverando nell’indicare una falsa pista da seguire nello svolgimento delle rinnovate indagini relative a una delle più drammatiche e oscure pagine della storia della nazione, risultano sintomatiche di una determinazione nel delitto che ne esclude la mera occasionalità, lasciando, al contempo, trapelare il rischio della ripetizione del comportamento criminoso».
«D’altra parte si tratta di rischi che possono essere arginati soltanto con una misura detentiva, risultando necessario impedire a Piritore di usufruire di quel reticolo di contatti che lo stato di quiescenza non ha potuto cancellare istantaneamente e nei quali, dunque, deve ritenersi ancora inserito, al fine di poter compromettere la genuina acquisizione degli elementi probatori e di porre in essere attività finalizzate a depistare il corso delle indagini o a condizionare l’accertamento della verità processuale», aggiungono i giudici.
Piritore è accusato di aver inquinato le indagini sull’omicidio del presidente della Regione, Piersanti Mattarella, ucciso a Palermo 45 anni fa. Secondo gli inquirenti, attraverso una serie di relazioni di servizio false, avrebbe contribuito alla sparizione del guanto lasciato dai sicari nell’auto utilizzata per la fuga, compromettendo in modo irreparabile l’attività investigativa.