IL CASO
I giudici tolgono il figlio alla donna che fu l'amante di Matteo Messina Denaro: «In quella famiglia ambiente criminogeno»
Disposto il trasferimento del bambino in una comunità fuori dalla Sicilia, dove intraprenderà, con il supporto di psicologi e assistenti sociali, un percorso di educazione alla legalità
Si era presentata spontaneamente alla Procura di Palermo cinque giorni dopo l’arresto del boss Matteo Messina Denaro, sostenendo di aver scoperto solo in seguito alla cattura che l’uomo con cui aveva intrattenuto una relazione, tra maggio e novembre 2022, fosse il latitante.
I magistrati palermitani, però, non le hanno creduto e, dopo accertamenti su immagini di videosorveglianza nel Trapanese e a Campobello di Mazara, nonché l’analisi degli appunti del capomafia e delle lettere di Laura Bonafede, altra amante del padrino, l’hanno arrestata per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena.
Successivamente per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Il marito è stato arrestato per favoreggiamento alla mafia.
Accogliendo la richiesta della Procura per i minorenni, il Tribunale per i minorenni di Palermo ha stabilito che il figlio della coppia, di età inferiore ai dieci anni, non può rimanere in un contesto domestico ritenuto «criminogeno» e ha disposto il trasferimento del bambino in una comunità fuori dalla Sicilia, dove intraprenderà, con il supporto di psicologi e assistenti sociali, un percorso di educazione alla legalità.
Nel provvedimento, il giudice Nicola Aiello ha autorizzato la madre a seguire il minore nella struttura, anche perchè la donna ha manifestato la volontà di aderire senza indugi al programma previsto dal protocollo “Liberi di scegliere”, che propone un’alternativa di vita a minori e giovani provenienti da famiglie legate alla criminalità organizzata.
Il padre, invece, ha dichiarato di essere un modello di legalità e di sentirsi un perseguitato, vittima di ingiustizia.
Entro il 4 aprile del prossimo anno, il Tribunale per i minorenni valuterà gli esiti dei percorsi intrapresi dai genitori e deciderà se revocare la responsabilità genitoriale a entrambi.
Scrive il giudice: «da tutti gli elementi fin qui raccolti, emerge la figura di una coppia genitoriale adusa a comportamenti penalmente rilevanti e incompatibili con il vivere civile, con grave pregiudizio per il figlio, esposto con la crescita ad un esempio tutt'altro che virtuoso», aggiungendo «che tali condotte appaiono gravemente pregiudizievoli per il minore, anche in termini di interiorizzazione di “valori”, schemi comportamentali e modelli caratterizzati da mancato rispetto dell’altro, che si pongono in profondo e radicale antagonismo con quelli fondanti della società civile, con grave violazione dei doveri genitoriali e conseguente grave pregiudizio per il figlio».