il caso
Aci Catena, spoglie mortali in sacchi di spazzatura scaricati in discarica
Nuova inquietante scoperta all’interno del cimitero. La sindaca: «Il Comune si costituirà parte civile, chiederemo i danni»
Spoglie mortali rinchiuse in sacchi e scaricate nella discarica abusiva del cimitero. Spuntano nuovi resti umani abbandonati nel corso dei decenni e riemersi dalle verifiche disposte dall’Arpa, in seguito al ritrovamento di bare, casse in zinco, lembi di abiti e paramenti funebri, scoperti e sequestrati dai carabinieri nell’inchiesta sulla mala gestione del Camposanto, in cui è emersa una diffusa condizione di degrado e fatto scattare i primi avvisi di garanzia.
L’accusa - a vario titolo - è di vilipendio di cadavere e abbandono di scarti cimiteriali, ipotesi di reato per i quali sono stati già iscritti nel registro degli indagati: la sindaca Margherita Ferro, il suo vice con delega ai Servizi cimiteriali, Andrea Licciardello, l’ex assessore Pippo Sciacca, il dirigente dell’Area tecnica, ing. Alfio Grassi, l’attuale direttore del Camposanto, Alfio Di Grazia e il suo predecessore, Alfio Gulisano. Un’empietà avallata nel tempo e ricostruita con nuovi particolari nell’indagine condotta dai carabinieri della Compagnia di Acireale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania e il supporto del nucleo dei vigili del fuoco, dell’Arpa e del personale dell’Asp.
Una ventina di sacchi, del tipo utilizzati per la raccolta dei rifiuti, contenenti porzioni di teschi, femori, braccia, tibie, mani, parti della gabbia toracica, capelli, lembi di abiti e scarpe dei defunti. Da un calzino è stato repertato lo scheletro di un piede. Le salme erano occultate in un cumulo di scarti cimiteriali di circa due metri, adagiati su una piattaforma in cemento, al di sotto della quale gli investigatori hanno scavato e trovato materiale di risulta da lavori edili, a ridosso del torrente Lavinaio. Verifiche sono in corso per accertare se sia stata compromessa la falda acquifera. I successivi rilievi dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, dovranno stabilire l’eventuale presenza di percolato nel sottosuolo. Un obbrobrio dissacrante verso i defunti. Una scena impressionante, di resti umani estumati, infilati in sacchi della spazzatura e scaricati come rifiuti nella discarica, nascosta da occhi indiscreti da una porta in ferro, all’interno di un’area di pertinenza del luogo di sepoltura. Si aprono nuovi e più inquietanti scenari e l’indagine si estende alle agenzie funebri e a pezzi delle istituzioni che avrebbero dovuto presidiare le fasi di esumazione, catalogazione e collocazione dei resti nell’Ossario, di cui per altro si sono persi i registri e durante ulteriori verifiche all’interno della fossa comune è stato rinvenuto del materiale organico con rilascio di gas potenzialmente dannosi.
Sigillati i sotterranei del cappellone centrale, in cui riposano 80 salme, dichiarati inagibili e posti sotto sequestro giudiziario, insieme ad altre aree cimiteriali, in cui sono state riscontrate gravi criticità strutturali. Ricostruire l’identità delle salme finite nella discarica non sarà semplice, come pure accertare le responsabilità di quanti hanno consentito e perpetrato questo scempio che, dai primi rilievi investigativi, sembra seguisse una sorta di prassi comune, in spregio alle più elementari norme che regolano il settore, su cui lo stesso vescovo di Acireale, mons. Raspanti, nel corso dell’omelia durante la Santa Messa celebrata il 3 novembre scorso, aveva usato parole durissime contro i responsabili del degrado scoperto nel cimitero cittadino. In relazione agli aggiornamenti circa i fatti riguardanti il cimitero comunale, la sindaca Margherita Ferro, chiarisce: “Il Comune di Aci Catena si costituirà parte civile per partecipare attivamente al processo penale contro i colpevoli e chiedere direttamente in quella sede il risarcimento dei danni subiti. Stiamo collaborando con i carabinieri e continueremo a farlo - conclude - mettendoci a disposizione anche della magistratura inquirente per fornire eventuali e futuri chiarimenti, affinché la verità sulla vicenda possa presto venire fuori”.
