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Caso Gregoretti, si aggrava la posizione di Matteo Salvini a Catania

Di Redazione |

ROMA – Mentre l’ex ministro dell’Interno e della Lega Matteo Salvini continua la sua campagna elettorale in giro per l’Italia nella speranza che il governo giallo-rosso cada a breve e contrattacca parlando di «uso politico della magistratura», la sua posizione giudiziaria davanti al Tribunale dei ministri di Catania – che ha richiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti del senatore – sembra aggravarsi. 

Si evince dalla prima riunione della Giunta per le autorizzazioni a procedere sul caso Salvini, dalla quale trapelano alcune interessanti indiscrezioni.  Ovvero che il caso della nave Gregoretti è molto diverso dal caso della nave Diciotti (per il quale la Giunta non concesse l’autorizzazione) e la vicenda potrebbe quindi avere un esito diverso. La differenza principale starebbe nel fatto che lo stop alla nave Diciotti fu una decisione condivisa in Consiglio dei ministri, mentre nel caso della Gregoretti sarebbe stato il solo Salvini a impedire lo sbarco dei migranti ad Augusta.  Sembrerebbe quindi mancare l’azione collegiale del governo nel preminente interesse nazionale che era invece presente nel caso Diciotti. 

Lo stesso Consiglio dei ministri in una nota inviata al Tribunale dei ministri di Catania l’11 ottobre scorso ha voluto chiarire che il caso della nave Gregoretti non è mai stato all’ordine del giorno del governo né nel Cdm del 31 luglio 2019 né in altri successivi dove non sarebbe stato trattato nemmeno tra le varie ed eventuali. Una nota che in un certo senso rimarca l’assenza di una azione politica governativa.

Inoltre, nella richiesta di autorizzazione a procedere, il Tribunale dei ministri di Catania sottolinea che «nel caso in esame, poiché i fatti hanno coinvolto una nave della Guardia Costiera Italiana, e quindi, una nave militare, non trovano applicazione le norme contenute nel cosiddetto Decreto sicurezza bis». Il ministro dell’Interno non può infatti vietare l’ingresso, il transito o la sosta a «naviglio militare» o a «navi in servizio governativo non commerciale». 

Nella richiesta di autorizzazione, il Tribunale ministeriale etneo afferma inoltre che lo Stato italiano – dopo aver accettato la richiesta del governo maltese di governo maltese di concludere l’operazione di salvattagio «aveva l’obbligo di concludere la procedura con il trasferimento dei migranti in un “luogo sicuro”»; invece «l’omessa indicazione del “place of safety” (luogo sicuro, ndr) da parte del Dipartimento Immigrazione, dietro precise direttive del ministro degli Interni», «ha determinato una situazione di costrizione a bordo», con «limitazione della libertà di movimento dei migranti, integrante l’elemento oggettivo del reato ipotizzato», il sequestro di persona contestato a Salvini. 

Comunque è ancora presto per parlare di decisioni della giunta per le immunità, che oggi – come specificato dal suo presidente Maurizio Gasparri – ha solo «incardinato la vicenda». Adesso ci sono 30 giorni di tempo per la decisione e Salvini ha 15 giorni per produrre memorie difensive, note o richieste di essere ascoltato dalla Giunta, com’è sua facoltà. 

Gasparri ha ribadito che sono previste «una serie di riunioni molto fitte» a gennaio, elencandole (8 gennaio alle 14, 9 gennaio alle 8.30, 13 gennaio alle 15.30, 14 gennaio alle 20) e concludendo: «Il 20 gennaio alle 16 è la seduta in cui presumibilmente si dovrebbe andare al voto su questa vicenda». Ha infine ricordato che «in qualità di relatore avanzerà proposte alla fine dell’analisi dei documento e delle eventuali audizioni, seguendo la procedura dell’altra volta (quella sul caso Diciotti, ndr) per valutare se ci sono motivazioni di ordine costituzionale o meno nell’azione dell’allora ministro».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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