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Avvio Ragusa-Catania, nel Milleproroghe l’ultimo “svincolo” della speranza

Di Mario Barresi |

Catania – Il silenzio, in casi delicati come questo, è d’oro. Eppure, nonostante in questi giorni di Natale sia stato premuto il tasto “pause”, le voci corrono. E da Roma rimbalzano fino ad arrivare in Sicilia. La speranza che il 2020 possa davvero essere l’anno dell’avvio della Ragusa-Catania è tutta racchiusa in poche righe del Milleproroghe. Una norma che, autorizzando l’Anas ad acquistare i progetti dei concessionari, potrebbe infatti risolvere il corto circuito a cui è dovuto il misterioso rinvio della seduta del Cipe che doveva deliberare il via libera all’autostrada.

Un passo indietro, per orientarsi nel luna park di annunci e smentite, sulle montagne russe di speranze e delusioni. Dopo che la Regione, in un primo tempo restia all’idea, ha deciso di sborsare altri 387 milioni (in aggiunta ai 217 già investiti) nel nuovo piano finanziario dell’opera interamente pubblica, in cui lo Stato per ora mette soltanto 149 milioni, la partita sembrava chiusa con una vittoria per i siciliani. Tant’è che al Mit s’era persino ipotizzata una conferenza stampa, a Carlentini, per festeggiare il via libera definitivo all’opera. Ma la seduta del Cipe, in un primo momento annunciata da Giancarlo Cancelleri per il 19 dicembre e poi ipotizzata per il 20, è stata rimandata perché al Mit avrebbero scelto di «non correre e di fare le cose con più calma, ma meglio». Anche il viceministro grillino aveva rassicurato: «Nessun problema. Solo tempi tecnici ai quali abbiamo dovuto arrenderci».

Ma, a quanto risulta a La Sicilia, ci sarebbe un muro da superare. Alto, ma non invalicabile. Ovvero: l’Anas ha chiaramente detto di non poter comprare il progetto esecutivo di Sarc, la società del gruppo Bonsignore concessionaria della Ragusa-Catania. Al netto di qualche perplessità sul costo (40 milioni secondo la stima dell’Ordine degli ingegneri di Roma), ritenuto eccessivo, la principale controdeduzione sarebbe legata al Codice degli appalti e al niet dell’Anac, con l’annesso rischio di dover rispondere alla Corte dei conti. In brusca sintesi: non si può comprare il progetto esecutivo senza fare una nuova gara. Ed ecco che spunta una leggina che sembra cucita su misura sulla Ragusa-Catania. La norma è contenuta nell’articolo 30 (“Disposizioni in materia di concessioni autostradali”), del Milleproroghe, in cui si disciplinano, fra gli altri, i casi «di revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade». Ed è «fatta salva» anche la «possibilità», per Anas, di «acquistare gli eventuali progetti elaborati dal concessionario previo pagamento di un corrispettivo determinato avendo riguardo ai soli costi di progettazione e ai diritti sulle opere dell’ingegno». Il tutto in un regime di «gestione provvisoria» istituito con un decreto del Mit di concerto col Mef.

Se non una scorciatoia, sarebbe davvero uno svincolo. Una norma ad viam che supererebbe (quasi) tutti gli ostacoli sorti negli ultimi giorni. Per poter programmare, stavolta davvero, la seduta del Cipe con i tre passaggi finali sulla Ragusa-Catania: il cambio di soggetto attuatore (dal concessionario privato all’Anas), l’approvazione del progetto definitivo e il finanziamento dell’opera. Ma c’è un ma. Il Milleproroghe è stato approvato dal Consiglio dei ministri «salvo intese». E, proprio contro la parte che riguarda le concessioni (e in particolare la tagliola delle revoche), i renziani fanno muro. Italia Viva vorrebbe una «riforma organica», fuori sacco rispetto al decreto legislativo. Ed è proprio per questo che, a Roma e a Palermo, tacciono i supporter dell’autostrada del sud-est siciliano, che potrebbe essere la vittima innocente dell’ennesimo scontro nella maggioranza giallorossa. Un silenzio scaramantico, ballando attorno al destino di un’opera che sembra colpita da una maledizione decennale.

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