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Pippo Fava, nel giorno del ricordo le verità nascoste di affari mafiosi su migranti e traffico di uomini

Di Redazione |

CATANIA – Parlava di mafia e affari quando a Catania certe verità venivano soltanto sussurrate o negate. E combatteva la criminalità organizzata con la forza della verità e delle inchieste. E’ l’insegnamento forte e attuale di Pippo Fava, giornalista ucciso il 5 gennaio del 1984 davanti alla sede del Teatro Stabile di Catania mentre stava andando a prendere la nipotina a una recita. Ad assassinarlo Cosa nostra infastidita dalle sue inchieste su mafia, politica e imprenditoria. Per il suo omicidio sono stati condannati all’ergastolo, con sentenza passata in giudicato, in qualità di mandanti il capomafia Benedetto Santapaola e suo nipote ed alter ego, Aldo Ercolano.

Oggi a Catania si ricorderà il 36esimo anniversario della sua uccisione. Si inizia alle 10 con una manifestazione al Teatro Machiavelli, in piazza Università, a cui è annunciata la partecipazione, tra gli altri, dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. L’iniziativa è promossa da I Siciliani giovani e dalla rete antirazzista catanese.

Alle 17 un corteo si muoverà da piazza Roma per raggiungere via Giuseppe Fava dove, nel luogo dell’agguato, a poche decine di metri dal Teatro Stabile, è stata posta una lapide che ricorda il giornalista e scrittore.

Alle 19.30 la chiusura della giornata a lui dedicata con la consegna, nel Piccolo Teatro di via Ciccaglione 29, dei premi della Fondazione Giuseppe Fava. Parteciperanno Nello Scavo (giornalista di Avvenire, cominciò la carriera da giovane corrispondente del nostro giornale), Nancy Porsia e Francesca Mannocchi (freelance che collaborano con diverse testate), vincitori dell’edizione del 2020 del premio nazionale di giornalismo “Giuseppe Fava – Niente altro che la verità. Scritture e immagini contro le mafie”, autori di coraggiose inchieste sul traffico di migranti in Libia. Lorenzo Tondo, inviato del quotidiano The Guardian, modererà il dibattito sul tema “Trafficanti di uomini, la verità e i silenzi”.

«Premiare tre giornalisti (peraltro pesantemente minacciati) che autonomamente e per diverse testate si sono occupati dello stesso argomento è un modo per sottolineare quanto sia importante non lasciare nessuno a indagare in solitudine. È anche un’opportunità – scrivono gli organizzatori – per spostare i riflettori dalla polemica sulle Ong al vero traffico di migranti, agli accordi Italia-Libia, restando comunque “vicini” alla Sicilia: è difficile credere che questa tratta avvenga senza il beneplacito o la connivenza delle mafie italiane».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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