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Da Sigonella al Muos, i venti di guerra del Medio Oriente arrivano fino alla Sicilia

Di Redazione |

CATANIA –  Prima il sospetto della partenza  dalla base militare di Sigonella del drone che ha colpito il convoglio di auto che viaggiava su un’autostrada uccidendo il generale Quasem Soleimani, dal 1998 comandante della Niru-ye Qods, l’unità delle Guardie Rivoluzionarie, poi il presunto coinvolgimento del Muos di Niscemi nelle operazioni belliche in corso al confine tre Iran e Iraq dopo i raid decisi dal presidente americano Donald Trump. Insomma, i venti di guerra in Medio Oriente arrivano a soffiare sino alla Sicilia, dove in effetti qualcosa si muove almeno a livello di mobilitazione contro la guerra.

«Proprio stasera avremo una riunione per mettere in cantiere ed organizzare varie iniziative tra cui anche un incontro con Antonio Mazzeo, fra maggiori esperti di basi militari. Stiamo ragionando per costruire un percorso che porti ad un importante presidio a Sigonella nelle prossime settimane. In calendario c’è una mobilitazione», ha detto questa mattina il portavoce del comitato No Muos-No Sigonella, Alfonso Di Stefano. L’appuntamento è per domenica 12 gennaio alle ore 14 davanti alla base militare americana. L’evento Facebook conta già centinaia e centinaia di partecipanti. Previsti pullman da diverse città. «Personalmente – ha aggiunto Di Stefano –  faccio parte della campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, partecipai alla manifestazione del marzo 2003 con 15 mila persone per il secondo attacco di guerra degli Stati Uniti in Iraq. E’ assolutamente importante ricostruire quel tessuto di mobilitazione sociale – ha concluso Di Stefano – che porti a fermare la guerra e il terrorismo di Stato di Trump».

Il portavoce della US Navy della stazione aeronavale della marina Usa della base, tenente di vascello Karl Schonberg, ha affermato che «la Nas Sigonella non ha avuto alcun ruolo» nel raid americano in cui è stato ucciso il generale Soleimani. Nei giorni scorsi anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva parlato di «notizie false». «Leggo false notizie sul fatto che il drone statunitense che ha colpito Soleimani in Iraq, sia partito dalle basi Nato italiane. È assolutamente falso», ha scritto il titolare della Farnesina in un post sul social.

Ma ora circola il sospetto che invece possa in qualche modo essere stata utilizzato il Muos di Niscemi. Il deputato regionale siciliano del M5S Giampiero Trizzino, parlando della possibilità che il Muos di Niscemi abbia avuto un ruolo attivo nell’attacco in Iran, ha però smentito. «Il Muos non c’entra niente con l’attacco», ha detto. 

Giampiero Trizzino da anni si batte contro il Muos, un sistema di comunicazioni satellitari militari ad alta frequenza e a banda stretta, gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Il sistema è composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali è stata terminata a fine gennaio 2014 in Sicilia, nei pressi di Niscemi. Tra mille polemiche. A gennaio 2019 il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia, organo d’appello del Tar aveva dichiarato inammissibili i tre ricorsi contro il Muos di Niscemi che sorge nella riserva naturale della Sughereta, istituita dalla Regione siciliana nel 1997. «La battaglia sul Muos continua – dice Giampiero Trizzino   – oggi andrò proprio per questo motivo a incontrare il ministro dell’Ambiente Costa». 

Le tensioni in Iran e Iraq creano comunque preoccupazione anche qui. E anche se i missili iraniani non possono raggiungere la Sicilia, come sottolineato da un esperto di scenari internazionali, c’è sempre il rischio di una escalation del terrorismo. Per questo si moltiplicano gli appelli a trovare una soluzione diplomatica, come quello che arriva dall’’imam di Catania e presidente della comunità islamica in Sicilia, Abdelhafid Kheit,  «Noi riteniamo che violenza genera sempre violenza. Il nostro augurio è che si cerchi una via, un negoziato per sedersi al tavolo e trovare una soluzione pacifica».

«La Sicilia è terra di pace – evidenzia l’Imam ricordando la base militare americana a Sigonella – auspichiamo e ci auguriamo che da qui, da casa nostra, non partano segnali di guerra…». «Torni la ragione – aggiunge- perché questi atti, se non vengono frenati, porteranno una distruzione nella zone in questione, nei paesi del golfo ed anche in Europa».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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