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Il trattato di “mafiosità” del boss al giovane che pensava alla “zita”

Di Concetto Mannisi |

CATANIA – Nelle intercettazioni dei carabinieri, confluite nell’ordinanza di custodia cautelare “Overtrade”, ce n’è una, in particolar modo, che rappresenta un vero e proprio trattato di mafiosità. A parlare sono Salvatore Mazzaglia e Nino Battaglia, figlio del più noto Salvatore, che spiegano le “regole comportamentali” del gruppo a un non meglio identificato Vito, colpevole di non avere compreso quali devono essere gli impegni di un appartenente al gruppo.

«Senti un po’, “Lupin” – attacca Mazzaglia, talvolta interrotto dalle rimostranze poco convinte dell’interlocutore – ma tu che intenzioni hai con i ragazzi? Se vuoi lavorare, se vuoi andare con loro, devi ascoltare, devi fare parlare a me. Tu qua non ti fai vedere mai. Tu lo sai che ti voglio bene, ma loro sono i miei “nipoti” e io voglio bene anche a loro. Non è che tu ti puoi mettere ogni giorno con “no, io me ne vado in palestra… la zita…”. Quale zita? La zita ci vai di sera, quando non c’è niente… Che loro stanno qua… C’è un movimento, c’è una fesseria, c’è una cosa… Devi avere un po’ più di stabilità… Loro sono ragazzi, lavorano, fanno, il fine settimana si dividono duecento euro. Però tu devi essere presente… No tu, ti cercano, ti telefonano… A me mi telefonano? Io quando ero giovane me ne andavo col “Malpassotu” e alle nove eravamo in movimento. C’erano settimane che non c’era manco un euro “ppi mintirici a pignata”, ma se vuoi fare una scelta la devi fare. Voglio lavorare? Loro sono più contenti di te. Se vuoi stare con la ragazza, stai con la ragazza».

Il giovane prova a ribattere, ma la reazione del Mazzaglia è veemente: «Ma come spacchio stai ragionando, Vito? Che hai il cervello smangiato? Si campa per le cento euro: soldi non ne ha nessuno a Catania. L’altro giorno hai detto: “Ora faccio un lavoro, la macchina, cose…”. Dov’è questa macchina?».

Il ragazzo aggrava la propria posizione: «Non ce n’è. Me la dovevano portare. E’ due giorni che…».

«Ma chi te lo deve portare? – lo incalza il boss – “Fattela” tu. Stai nella speranza… Che sei un parassita? La macchina me la posso fare portare io, che ho 60 anni e manco da 30. Che poi quando ti portano una macchina gli devi dare 500-800 euro… Devi stare qua. Devi fare quello che fanno loro, che “campuliano” qui e a fine settimana si prendono quelle duecento o trecento euro».

Mazzaglia, affiancato in questo caso dal Battaglia, chiarisce pure che queste richieste non sono affatto capricci, ma che hanno una ragion d’essere ben precisa: «Tu vieni alle tre e vai via alle otto, alle nove, quello che è. Perché la nostra giornata si svolge in questi orari». Battaglia prova a convincere Vito a spacciare droga in “franchising”: «Ti prendi questo “coso”, te lo diamo a quanto lo prendiamo noi altri. E ti fai cento-duecento euro per i fatti tuoi».

Il ragazzo obietta che in quella zona sono in settantamila a spacciare e Mazzaglia lo zittisce: «E con te settantamila e uno». E quando il giovane fa presente che può essere difficile smerciare quel “coso” gli altri due rispondono decisi: «Ma che dici? Due mesi? Un mese? Devi essere capace tu a togliere i clienti agli altri. Poi ti diciamo noi come fare, ma tu devi stare qua. L’altro giorno c’era un “coso” che si poteva prendere, io a 60 anni sono venuto per farlo prendere a te. E tu non c’eri. Io mi alzo la mattina alle 6 per farti guadagnare soldi a te…».

E Battaglia: «Noi ce la dobbiamo fare sempre qua. O ci sono i soldi o non ci sono i soldi. Perché se gli altri fanno come fai tu – “non c’è secchio e non c’è corda” – i cristiani se ne vanno. E dall’altra parte i Cappello e i Carcagnusi vengono e dicono “ma in questo quartiere non c’è nessuno? Che è abbandonato?”. Che se invece stiamo qui tutta la giornata dieci o venti persone loro fanno “minchia, da là non ci passiamo, che se ci vedono ci rompono le corna”. Hai capito, Vito? Tu sei un ragazzo che ci ha fatto simpatia, di sani principi (!). Se vuoi stare qui puoi farlo, ma se ho bisogno devi essere sempre presente».

La chiusa, però, è per i due scoraggiante: «Ma tu – commenta Mazzaglia – ora che parliamo ti stai mettendo con il telefonino… Scendiamo va, scendi Nino…». Ah, i giovani d’oggi….

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