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Operazione Overtrade: le uova di Casesa, lo sgarbo del negoziante e la concorrenza con l’amico dei catanesi

Di Concetto Mannisi |

CATANIA – E’ scattato pure un sequestro di beni a margine dell’operazione “Overtrade”. Si tratta dell’azienda individuale intestata a Mazzaglia Agata (ovvero la figlia di Salvatore e moglie di Mirko Casesa), con sede a Nicolosi e specializzata nel commercio all’ingrosso di uova e prodotti lattiero caseari.

Secondo le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria, la Mazzaglia non sarebbe altro che la prestanome del marito, visto che proprio il Casesa è stato intercettato a più riprese mentre si propone ai potenziali acquirenti, “consigliando” loro di acquistare da lui le uova per la produzione di prodotti di pasticceria (quindi ai bar), per la cucina in generale (ai ristoranti) o per la semplice vendita da banco (ai supermercati).

In molti casi Casesa si trova la strada sbarrata da uno dei principali concorrenti sul mercato, ovvero Salvatore Tucci (“Turi di l’ova”) e la sua “Lilluovo”, ma al grido di «tutti dobbiamo mangiare» prova a convincere gli interlocutori a differenziare gli acquisti e a provare anche il suo prodotto. Quindi non una sostituzione, ma un affiancamento commerciale, per così dire, per non entrare in deciso conflitto con una persona considerata – così si legge nelle carte – vicina alla “gente di Catania”. Anche se, precisa Casesa nel corso di una discussione col suocero: «Il paese è dei paesani» e ritiene ingiusto che alcuni esercenti preferiscano il prodotto di Tuccio al suo.

E poi, sottolinea a tal proposito Mazzaglia, «dov’è più lo zio (Benedetto Santapaola, ndc)? Chi sono ormai? Chi ci conosce? Qui ci siamo noi altri e le cose ce le prendiamo noialtri. Non quest “chiacchieronazzi” mangia soldi».

Nell’ambito della frenetica ricerca di clienti, Casesa raggiunge telefonicamente i titolari – padre e figlio – di un supermercato di Mascalucia, sua principale area di influenza. Risponde il figlio, al quale il Casesa propone le proprie uova, ma visto che non può muoversi da Nicolosi, per via della sorveglianza speciale, invita il giovane o chi per lui a raggiungerlo.

La risposta dell’interlocutore è tutt’altro che accondiscendente e ciò farà andare su tutte le furie il Casesa che, sentendosi maltrattato, interesserà altre persone per dare una lezione al giovane. Toccherà al padre dell’esercente arginare la furia dell’uomo scusarsi ripetutamente, sottolineando che forse il figlio non lo aveva riconosciuto, oppure che l’aveva trovato in un momento così, e che loro avrebbero in qualche modo sistemato la vicenda. Prendendosi quelle uova. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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