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Il mistero dell’hashish “Ibrahimovic” Un rompicapo tra droga e cadaveri

Di Franco Castaldo |

AGRIGENTO. L’ultimo rinvenimento di hashish scaraventato in spiaggia dal mare è avvenuto ieri mattina lungo il litorale di San Leone, frazione balneare di Agrigento.

Cinquanta panetti di droga, peso complessivo tre chili, tutti recanti il marchio Ibrahimovic stampigliato sul nastro di cellophane che impermeabilizzava le confezioni sono stati sequestrati dai carabinieri.

Non è la prima volta che partite di hashish sequestrato rechi un marchio sulla cellofanatura, forse per indicarne la qualità. Oltre ad “Ibrahimovic” si ha contezza di panetti sequestrati con marchio Porsche, Sky, Vuelig, Bio, LonJon e altri ancora. Il riferimento al centravanti del Milan, ipotizzano in molti – potrebbe essere legato all’alta qualità della droga sequestrata.

La suggestione calcistica, tuttavia, non distrae l’attenzione degli investigatori che, anzi, moltiplicano gli sforzi per venire a capo di una intricata vicenda che coinvolge cinque Procure siciliane, carabinieri, polizia, guardia di finanza, capitaneria di porto e marina militare di mezza Sicilia.

La storia è questa: a fine anno sulla spiaggia di San Leone i poliziotti della sezione Volanti della Questura di Agrigento guidati da Francesco Sammartino, dopo una segnalazione da fonte confidenziale ritenuta attendibile, hanno ritrovato, dopo un controllo di tutto il tratto costiero, un voluminoso pacco che aveva numerosi strati di imballaggio: il tentativo evidente di rendere impermeabile quell’involucro recuperato nei pressi dell’ex eliporto di Agrigento. All’interno, c’erano 150 confezioni di hashish per un peso totale di 30 chilogrammi.

Il 2 gennaio una segnalazione giunta al 112 dei carabinieri della Compagnia di Sciacca indicava il rinvenimento sulla spiaggia di Marinella di Selinunte di analoga quantità di droga, panetti di hashish per 30 chili di peso.

Immediatamente, i due episodi sono stati collegati e le indagini prese in carico dalla Procura di Agrigento chiamata a intervenire ancora una volta per il ritrovamento di identica cassa contenente hashish (altri 30 chili). Era il 10 gennaio scorso.

Trentotto chili di hashish, invece, erano stati ritrovati nel mare di Capo d’Orlando appena un giorno prima, aumentando il peso dello stupefacente sequestrato e il mistero attorno i ritrovamenti. Ieri, come detto, l’ultimo ritrovamento, ancora a San Leone ma in quantità ridotta (sembra trattarsi del parziale contenuto di uno dei pacchi sigillati che galleggiano in mare evidentemente apertosi).

Tra i plurimi ritrovamenti di droga si inseriscono tre cadaveri ancora non identificati, corpi martoriati dall’acqua di mare e dai morsi dei pesci, tutti con tuta da sub, tutti con tatuaggi ben vistosi, uno solo con scarpe da ginnastica ai piedi. Uomini – di razza caucasica afferma una prima ispezione cadaverica – i cui corpi sono stati trovati in mare: il primo il 31 dicembre a Cefalù; il secondo, quello che aveva ai piedi le scarpe, il 9 gennaio a Castel di Tusa; il terzo – era lo scorso 15 gennaio – a Termini Imerese.

Tutti questi episodi sembrano essere legati a un unico filo conduttore che gli inquirenti, in primo luogo il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, hanno spiegato – senza dare il timbro della certezza – in questo modo: «I sub trovati morti probabilmente si trovavano sulla stessa imbarcazione che stava trasportando un grosso carico di hashish, finito in mare. Non è escluso che quegli uomini possano esser vittime di un naufragio causato dal vento di maestrale che nei giorni in cui sarebbero morti ha colpito le nostre coste. L’altra ipotesi è che i due siano caduti in acqua da una imbarcazione in difficoltà e che anche la droga ritrovata poi in diverse spiagge sia finita in mare. Ovviamente stiamo parlando di ipotesi tutte da verificare».

Cinque Procure, dunque (Agrigento, Trapani, Termini Imerese, Patti e Messina) sono al lavoro per svelare i misteri di questa intricata storia. È probabile che quanto prima i rappresentanti dei cinque uffici giudiziari diano univocità alle investigazioni facendo patrimonio comune dei risultati sinora singolarmente ottenuti.

Ma occorre ricordare – e il dato non è di secondo piano – che la Procura agrigentina guidata da Luigi Patronaggio, da tempo e prima ancora del ritrovamento di cadaveri e panetti di hashish, sta indagando (con significativi risultati suscettibili di ulteriori sviluppi in tempi anche brevi) su un vasto traffico di stupefacenti tra Sicilia, Sardegna, Spagna e Africa. E già in terra di Agrigento, anzi in mare (visto che il sequestro di importanti quantità di droga di recente ha permesso di scovare hashish nascosto sott’acqua all’interno del porto di Porto Empedocle) ha dato ottimi riscontri.

Già cinque le persone denunciate – quattro empedoclini ed un nordafricano – mentre prende sempre più corpo l’ipotesi di imbarcazioni leggere che solcano il mare nostrano stracarichi di hashish. Non solo: si delinea anche un’attività illegale nell’ambito dello spaccio di stupefacenti, effettuato mediante l’utilizzo di mezzi marittimi, forse anche adibiti alla pesca

Un traffico multimilionario di droga che passa anche al largo del mare di Lampedusa e che sembra adesso finito sotto il radar investigativo della Squadra mobile di Agrigento (e del commissariato di Porto Empedocle).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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