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Tecnis: le ”condotte predatorie” di Mimmo Costanzo e dei fratelli Bosco

Di Redazione |

CATANIA – «Le criminose condotte predatorie poste in essere dal management della Tecnis» hanno «spogliato la società di quasi 100 milioni di euro nel corso di un quadriennio, dal 2011 al 2014, aggravandone il dissesto e rendendola insolvente». E’ la ricostruzione della Procura di Catania della presunta bancarotta che ha portato agli arresti domiciliari tre imprenditori, Mimmo Costanzo, i fratelli Concetto e Orazio Bosco, e un loro presunto prestanome, Gaspare Di Paola. Al centro dell’inchiesta Arcot le indagini di militari del nucleo di Polizia economica finanziaria della Guardia di finanza di Catania che si sono avvalse anche di intercettazioni.

«Lo schema fraudolento congegnato e perseguito dai soggetti arrestati», secondo la Procura, si è caratterizzato per «la concessione da parte di Tecnis di consistenti e vorticosi finanziamenti infragruppo ‘non onerosì diretti alle consorziate». Le imprese beneficiarie, a loro volta, «anche con movimentazioni bancari realizzate nella stessa giornata, hanno veicolato le liquidità in questione a favore di società estranee al gruppo di riferimento, ma sempre dirette, anche con la presenza di prestanome, da Concetto Bosco e Mimmo Costanzo».

Per la Procura «il profitto criminale originatosi dalla bancarotta fraudolenta veniva destinato, tra l’altro, alla realizzazione di strutture sportive e ricettive nel settore del turismo golfistico, la cui costruzione, in larga parte, veniva anche affidata alla stessa “depredata”». Secondo l’accusa, «la compagine criminale, dunque, finanziata da mezzi tratti dalla società poi finita in amministrazione straordinaria, non remunerata per il malcelato finanziamento, realizzava distinti compendi societari senza dover ricorrere all’investimento di proprie risorse». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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