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In Sicilia non si entra nemmeno in auto, ma i siciliani tornano lo stesso

Di Mario Barresi |

CATANIA – Infine, l’Isola è blindata. O quasi. Non certo come farebbero immaginare le parole di Paola De Micheli: «Per poter arrivare in Sicilia bisogna comunque essere autorizzati dal presidente della Regione. Bisogna essere in grado di motivare perché si entra e si esce». La ministra dei Trasporti, ieri a SkyTg24, va ben oltre ogni più rigido desiderio di chi – già da diverso tempo – invocava misure draconiane per scongiurare il ritorno dei siciliani potenziali “untori” dal Nord e non solo. Ma, poco dopo, una nota di Palazzo d’Orléans, sorvolando elegantemente sul caso specifico, entra nel punto dolente: il decreto dei ministri dei Trasporti e della Salute «ha previsto la sospensione del trasporto marittimo dei viaggiatori da e per la Sicilia. Eventuali deroghe, per motivi di necessità, lavoro o salute, possono essere concesse solo dal presidente della Regione Siciliana». Con tanto di mail per le richieste. Insomma: il “lasciapassare” del governatore vale solo per chi sale sulle le navi merci.

Allora, ricapitoliamo: il decreto che chiude la Sicilia c’è. Come chiesto da Nello Musumeci domenica sera, e anticipato da alcune testate, si replica il “modello Sardegna” nella drastica stretta antivirus sui trasporti, ritenuta «giusta e necessaria» dall’86% dei siciliani secondo un sondaggio Demopolis. Uno stop ai collegamenti via mare, cielo, terra e rotaie, seppur con qualche eccezione. La ministra in tv la spiega così: «In Sicilia ora non si va in macchina, sono consentiti solo i trasporti per motivi di lavoro o di particolare urgenza». E «sono consentiti attraverso la partenza di pochissimi traghetti portatori di merci», con eventuale deroga del governatore per i passeggeri, e quella fra Messina e Villa San Giovanni per «comprovate esigenze di lavoro o salute» o «situazioni di necessità». Cancellate tutte le tratte nazionali e internazionali, i collegamenti aerei, ricorda De Micheli, «sono consentiti attraverso due voli, su Catania e Palermo, da Fiumicino», entrambi operati – di fatto in regime di continuità territoriale – da Alitalia, che s’è impegnata con l’assessorato regionale ai Trasporti di «mantenere tariffe calmierate durante l’emergenza». Un solo “Intercity” al giorno fra Roma e la Sicilia; soppressi tutti gli autobus e i pullman interregionali. Fino a quando sarà così? Il decreto è in vigore fino al 25 marzo, salvo proroghe. La durata «dipenderà dalla durata dell’emergenza e da come si svilupperà nell’ambito dell’isola, dalle evoluzioni di natura sanitaria, che non possono essere nelle mie previsioni», dice il ministro..

«Finalmente» esulta l’assessore regionale ai Trasporti, Marco Falcone: «Da tempo e in diverse occasioni il presidente Musumeci aveva chiesto l’adozione di questa misura, ed era stato criticato – aggiunge – Si tratta di un intervento improcrastinabile per fermare ogni possibile trasmissione del virus». Soddisfatti anche i sindaci di Catania (ma Salvo Pogliese rilancia la necessità di schierare «l’esercito nei punti di strategici di accesso per l’isola») e di Messina (con un laconico «meglio tardi che mai» di Cateno De Luca).

Ma la Sicilia sarà davvero blindata al rientro dei suoi figli in fuga dai focolai del coronavirus? Oggi, dopo i provvedimenti governo e Regione sono solo poche decine i viaggiatori che arrivano con navi, aliscafi e treni. Ma fonti del governo, consultate da La Sicilia, sottolineano che «comunque restano in vigore le norme dei decreti del presidente del Consiglio su tutto il territorio nazionale». Dunque, una certa mobilità, seppur ristrettissima, è sempre consentita per le «comprovate ragioni» di lavoro, salute o necessità , fra le quali il «rientro al domicilio».

Ma sono migliaia gli italiani, e molti i siciliani, bloccati all’estero (per lavoro o per vacanza), fra voli sospesi, navi ferme e frontiere chiuse, come lo studente Erasmus rientrato oggi con tante difficoltà. «Non è semplice ma un po’ alla volta li faremo tornare tutti in Italia», assicura il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. E, una volta arrivati a Fiumicino, dovranno pure tornare a casa. Isole comprese. Anche se per chi sbarca, con i pochi mezzi ormai disponibili, in Sicilia restano le regole dettate da Musumeci: obbligo di registrazione (i dati dei controlli agli arrivi cominciano ad affluire alle Asp) e di autoisolamento per 14 giorni, «a disposizione» delle autorità sanitarie. E allora l’Isola è chiusa per coronavirus, ma con più di qualche fessura ancora aperta per il rientro. Anche se il danno, ormai, è fatto.

Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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