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Taglieggiava gli operai a Potenza, arrestato un “caporale” di Gela

Di Redazione |

POTENZA Un uomo di 52 anni, Vincenzo Pistritto, ritenuto «contiguo» a un clan di Gela (Caltanissetta), è agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza che lo ritiene responsabile di aver estorto «consistenti somme di denaro» ad operai impegnati nella costruzione del centro oli della Total, a «Tempa Rossa», nella zona di Corleto Perticara (Potenza).

Pistritto, che avrebbe agito «con metodo mafioso», è “gravemente indiziato» di aver avviato un’estorsione «stabile, duratura e sistematica» nei confronti degli operai di una società che lavorava alla costruzione del centro olio. In qualità di addetto alla gestione del personale della ditta e con “metodi intimidatori» – oltre che con l’uso di armi – l’uomo aveva costretto gli operai a versargli il denaro ogni mese, “quale corrispettivo della loro assunzione». Stamani, la Polizia, oltre ad arrestare Pistritto (e a sequestrargli poco più di 62 mila euro), ha perquisito la sede di una società a San Donato Milanese e la casa di un cittadino albanese a D’Arfò Boario Terme (Brescia). Nell’inchiesta vi sono altri due indagati per atti relativi al trasferimento fraudolento di beni in realtà riconducibili a Pistritto. 

Pistritto è un personaggio noto alle cronache che nel 2009 venne arrestato in Sicilia per associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata alla detenzione di armi ed esplosivi e sequestro di persona a scopo di estorsione. All’epoca Pistritto è sospettato di essere affiliato alla “Stidda”, organizzazione mafiosa creata dagli espulsi dalle cosche di Cosa Nostra.

“In un’intercettazione Vincenzo Pistritto a bordo di un’auto discuteva le modalità operative per l’assalto ad un furgone, descrivendo nel dettaglio quali armi usare e quanto esplosivo impiegare sullo sportello del furgone e quale effetto avrebbe determinato l’esplosione, quali vie di fuga seguire dopo aver conseguito il bottino, dove nascondere i mezzi e quali le possibili e sicure vie di fuga successivamente al delitto.” La rapina però non sarebbe stata compiuta per un preciso diniego della consorteria mafiosa di “Cosa Nostra” che non condivideva un’azione militare così eclatante.

Nel dicembre 2012 la sentenza di assoluzione per associazione mafiosa, per il tribunale di Gela il fatto non sussiste. Lo stesso tribunale, però, propone la libertà vigilata per Pistritto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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