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Provenzano a Lampedusa: «Avete tenuto alti in questi anni l’onore e la dignità dell’Italia e dell’Europa»

Di Redazione |

LAMPEDUSA Due mesi fa, in piena emergenza Covid, c’è stata la clamorosa protesta di un gruppo di cittadini, davanti al municipio di Lampedusa contro i continui sbarchi di migranti; tre giorni fa lo sfregio alla Porta d’Europa, il monumento simbolo dell’accoglienza, coperto con sacchi neri della spazzatura. Ieri notte l’ennesimo episodio, il più grave: due incendi hanno carbonizzato i resti dei barconi in legno usati per le traversate nello Stretto di Sicilia, che erano accatastati in due zone dell’isola. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta al momento a carico di ignoti, mentre le indagini per risalire ai responsabili sono condotte dai carabinieri.

Un exploit di tensione in un momento drammatico per Lampedusa in preda a una profonda crisi economica post-Covid con gli alberghi chiusi, le strade senza turisti, i ristoranti vuoti e un dramma sociale senza precedenti per l’isola. Una situazione esplosiva che il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, ha voluto toccare con mano, recandosi nell’isola per confrontarsi con il sindaco Totò Martello, il prefetto di Agrigento e i rappresentanti delle forze dell’ordine. Ad accogliere il ministro anche l’eurodeputato Pietro Bartolo, che per anni è stato a capo del poliambulatorio dell’isola. «Sono venuto a Lampedusa per portare la vicinanza delle istituzioni a una comunità offesa da questi gesti, una comunità che ha tenuto alti in questi anni l’onore e la dignità dell’Italia intera e dell’Europa. Lo Stato non si lascia intimidire da questi gesti, la magistratura assicurerà i colpevoli alla giustizia», ha detto il ministro.

Gli incendi appiccati ai due «cimiteri» di barconi sono stati domati soltanto all’alba di stamani, intorno alle 6. Sono state necessarie sette ore per avere la meglio sulle altissime fiamme che, fra l’area attigua al campo sportivo e il deposito di Capo Ponente, hanno ridotto in cenere una cinquantina di «carrette del mare». A rallentare le operazioni di spegnimento, da parte dei 15 pompieri in servizio, anche un problema tecnico: alle 5 è finita l’acqua a disposizione del distaccamento aeroportuale dell’isola. I vigili del fuoco hanno riempito le autobotti direttamente dal mare e solo all’alba hanno ultimato le operazioni di spegnimento. Nessun dubbio sul fatto che i due incendi siano di natura dolosa. Le colonne di fumo nero hanno invaso l’isola, illuminate dalle fiamme per ore. «Metteremo tutto l’impegno possibile per fare luce su questi episodi di intolleranza che non rendono giustizia alla solarità del popolo di Lampedusa e che possono danneggiare seriamente il turismo, fonte di ricchezza dell’isola: Lampedusa non può diventare un luogo di guerriglia urbana», dice il procuratore aggiunto Salvatore Vella.

Per il sindaco Martello «c’è un disegno preciso per alimentare un clima di tensione e soffiare sul fuoco di una situazione già difficile». E ipotizza «una strategia per destabilizzare l’isola» perché è convinto che «Si tratti di persone che non improvvisano ma che sanno come muoversi». «Non so chi siano, altrimenti li avrei già denunciati – afferma – Di sicuro dobbiamo mantenere alta la guardia. Lo Stato deve riaffermare la sua presenza sull’isola e lo deve fare anche attraverso azioni concrete».

Di manovre destabilizzanti, parla anche Pietro Bartolo. «E’ evidente che si tratta di un grave gesto alimentato da qualcuno che ha interesse a destabilizzare il clima politico e di convivenza civile sull’isola». «La situazione è molto tesa, probabilmente dovuta al disagio conseguenza della crisi economica e sociale – avverte Bartolo – Ma tutto questo non rappresenta i lampedusani, che al contrario hanno espresso una condanna unanime per questo gesto. I lampedusani aspettano di far ripartire le loro attività e non ci sono le condizioni, a cominciare dalla questione dell’insufficienza dei collegamenti aerei per raggiungere l’isola». (ANSA).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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