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Licata, la mafia, i politici e i massoni: chiesti 20 rinvii a giudizio

Di Redazione |

AGRIGENTO – I pm della Dda di Palermo, Geri Ferrara, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, hanno chiesto 20 rinvii a giudizio per gli indagati delle inchieste antimafia «Assedio» e «Halycon» che hanno disarticolato la nuova famiglia mafiosa di Licata (Agrigento). Una «famiglia» che avrebbe pure stretto un accordo con la politica e la massoneria deviata per portare avanti i propri interessi economici e personali.

Questi i nomi degli indagati: Angelo Bellavia, 66 anni di Licata; Vincenzo Bellavia, 36 anni di Licata; Giacomo Casa, 66 anni di Licata; Antonino Cusumano, 44 anni di Licata; Giuseppe Galanti, 62 anni di Licata; Angelo Graci, 33 anni di Licata; Angelo Lauria, 56 anni di Licata; Giovanni Lauria, 80 anni di Licata; Vito Lauria, 50 anni di Licata; Lucio Lutri, 61 anni di Mistretta; Antonino Massaro, 61 anni di Licata; Marco Massaro, 36 anni di Licata; Giovanni Mugnos, 64 anni di Licata; Angelo Occhipinti, 66 anni di Licata; Salvatore Patriarca, 42 anni di Vittoria; Giuseppe Puleri, 41 anni di Campobello di Licata; Alberto Riccobene, 53 anni di Palma di Montechiaro; Giuseppe Scozzari, 48 anni di Licata; Raimondo Semprevivo, 48 anni di Licata; Gabriele Spiteri, 47 anni di Licata; Vincenzo Spiteri, 53 anni di Licata.

Di maggiore spicco risultano essere gli indagati Angelo Occhipinti, inteso “Piscimoddu”, Giovanni Lauria, alias “Il professore”, già condannato per mafia e vero “consigliori” del boss oggi al 41 bis, Giuseppe Falsone; il nipote di quest’ultimo, Giuseppe Puleri di Campobello di Licata; il farmacista Angelo Lauria, i maestri venerabili Vito Lauria e Lucio Lutri (funzionario della Regione) e l’ex consigliere comunale, nonché geometra dell’Ufficio tecnico dell’ospedale di Licata, Giuseppe Scozzari.

La posizione di Scozzari è stata separata ed è già a processo separatamente dopo avere rinunciato ai termini di sospensione di custodia cautelare previsti dall’emergenza Covid. L’udienza preliminare è in programma il 6 luglio davanti al gup di Palermo, Claudia Rosini.

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