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La commemorazione di Boris Giuliano: «Un grande poliziotto»

Di Redazione |

PALERMO – «È un ricordo doveroso, Boris Giuliano è stato un grande poliziotto, colpito alle spalle perché chi lo voleva uccidere aveva anche timore di una sua reazione. Essere qui a Palermo era un impegno personale che avevo preso con la signora Giuliano». Lo ha detto il capo della polizia, Franco Gabrielli, per la commemorazione del poliziotto assassinato dalla mafia il 21 luglio del 1979.

«Non è solo il ricordo di un poliziotto ucciso, ma anche di un poliziotto che aveva capito perfettamente quale doveva essere la strada per attaccare l’organizzazione criminale – ha aggiunto Gabrielli – Noi ovviamente ricordiamo sempre i grandi processi e le grandi sentenze. Ma a me piace ricordare anche chi ha lavorato in un contesto di grande tensione perché nel 1979 non so quanti palermitani, e non solo, parlassero di mafia e di criminalità organizzata. Questi sono stati veri e propri precursori che hanno pagato con la vita, è doveroso ricordarli e riferire a noi, venuti dopo, questi esempi di sacrificio, dedizione e acume investigativo. Ricordare Boris Giuliano non è solo ricordare un collega che è stato ucciso ma è anche un collega che aveva capito prima e meglio di altri chi aveva di fronte e quali erano gli strumenti per sconfiggerli». 

Gabrielli a Palermo a parlato anche di altro, di mafia, di emergenza coronavirus e di ordine pubblico. «Noi abbiamo due grandi questioni – ha detto il capo della polizia – a cui prestiamo particolare attenzione: la possibilità che la crisi economica diventi prateria per la organizzazioni criminali e il tema dell’ordine pubblico».

«Abbiamo costituito un osservatorio a livello nazionale, presso la direzione centrale della polizia criminale, che – ha aggiunto Gabrielli – ha come oggetto di monitorare, indirizzare e fornire al decisore politico tutte quelle che sono le indicazioni che possono essere utili per le misure che devono essere intraprese per contrastare questa possibilità».

Sul fronte dell’ordine pubblico «sono convinto che queste situazioni provocheranno nel tessuto sociale delle lacerazioni perché molte persone avranno difficoltà a riprendere l’attività” perché «quando il lavoro viene meno aumenta la disperazione e lo stato di sofferenza delle nostre popolazioni», ha aggiunto Gabrielli. «Oggi abbiamo bisogno di mantenere unità la collettività nazionale – ha proseguito – In questo momento di ovvia sofferenza. Tutto quello che è successo lascerà delle conseguenze. Noi per vocazione siamo un pò il pronto soccorso della società e quando si verificano situazioni di malessere e sofferenza che possono tradursi in manifestazioni di piazza in questo momento dobbiamo dimostrare la professionalità che ci è propria, la capacità di entrare in empatia con la sofferenza e il bisogno della gente. In questo momento, non mi stanco di dirlo a chi ha la responsabilità dell’ordine pubblico, ai prefetti e ai questori, di essere particolarmente attenti a interpretare il disagio della gente. Abbiamo bisogno non di esercizi muscolari. Le nostre forze dell’ordine si facciano ancora una volta interpreti del presidio di legalità». 

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