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Il giallo di Viviana e Gioele, la nuova pista dei video: si sdoppia la scena del “crimine”

Di Mario Barresi |

CARONIA – La scena del crimine – qualunque esso sia e da chiunque sia stato commesso – non è unica. E non sono soltanto le prime indicazioni dell’autopsia sul corpo di Viviana Parisi (nessun apparente segno di violenza: la 43enne sarebbe morta per la caduta dall’alto) a convincere magistrati e investigatori che questa storia – e dunque anche il finale: dov’è finito il piccolo Gioele? – comincia molto prima del banale incidente sull’A20 nei pressi di Caronia.

Un nuovo impulso alle indagini, anche se forse è prematuro parlare di svolta, arriva dalla meticolosa ricerca di riscontri sul percorso compiuto dall’Opel Corsa della mamma-deejay prima di arrivare sul luogo della scomparsa, poco dopo le 11 del 3 agosto. E in particolare su circa 90 minuti: dalle 9,30 (orario della presunta uscita da casa, stimato quasi con certezza pur senza il riscontro delle celle telefoniche visto che Viviana ha lasciato il cellulare a casa) alle 10,52, ovvero il momento in cui l’auto riprende la Messina-Palermo.

Il salto di qualità in una ricostruzione sin qui complicatissimo, subentrato nelle ultime ore, sarebbe legato un filmato – tratto da telecamere di videosorveglianza private – con «interessanti dettagli» del passaggio dell’Opel Corsa a Sant’Agata di Militello durante quei «ventidue minuti di buco» tracciati dai passaggi al casello.

Sul contenuto di queste immagini c’è ovviamente riserbo da parte di chi sta indagando sul giallo di Caronia. Ma questa mattina il procuratore di Patti, Angelo Cavallo qualche indicazione l’ha data. E il video confermerebbe che Gioele era in auto con la madre quando Viviana Parisi è uscita dall’autostrada Palermo-Messina per recarsi a Sant’Agata di Militello. «Abbiamo acquisito un video a Sant’Agata di Militello, in cui si vedono la mamma e il bambino. E’ un punto importante per il proseguo delle indagini», ha spiegato il magistrato. «Iniziamo a ritenere che verosimilmente Gioele fosse con la madre al momento dell’incidente sull’autostrada. Stiamo continuando a fare tutte le verifiche del caso».

L’unica certezza per ora quindi è che nel fascicolo aperto dalla Procura di Patti, finora contro ignoti per omicidio volontario e sequestro di persona, la bussola dell’inchiesta si sposta sempre più. Verso la pista dell’omicidio-suicidio, con la madre protagonista (forse) solitaria e il marito Daniele Mondello «molto distante» – con un alibi confermato da celle telefoniche, testimonianze e video – da qualsiasi scena del crimine. «Riteniamo che l’ipotesi che si sta perseguendo sia quella del suicidio», ammette Pietro Venuti, legale della famiglia Mondello, parte lese nell’inchiesta. «Chi ha visto qualcosa parli», è l’appello dell’avvocato, sulla scia di quello già lanciato dal procuratore Angelo Cavallo, per cui resta ancora decisivo rintracciare i testimoni che avrebbero riferito ad altri automobilisti di aver visto la donna assieme a un bambino sul luogo della scomparsa. Una segnalazione, comunque, che sarebbe arrivata anche da un automobilista in transito in una chiamata al 115.

E in questo contesto, più che il nuovo video, incide molto più il primo report dell’autopsia. Sul cadavere di Viviana sono state riscontrate lesioni (al torace, alle vertebre e al bacino) compatibili con una caduta dall’alto. Ed è molto probabile – visto il quadro di «plurifratture in pluridistretti» evidenziato dai primi dati dell’autopsia – che la donna sia precipitata dal traliccio. Sul quale ieri, non a caso, gli uomini della Scientifica di Catania e del commissariato di Sant’Agata hanno compiuto un lunghissimo sopralluogo, favorito dal distacco di corrente richiesto all’Enel, raccogliendo numerosi reperti. «Non ci sono chiare evidenze che possano escludere una o l’altra ipotesi come causa della morte», è la corretta professione di prudenza, subito dopo le tre ore di autopsia, rassegnata dai periti incaricati dalla Procura.

Ma alcuni dati oggettivi già sono sul tavolo del procuratore di Patti, Angelo Cavallo: Viviana è morta nel luogo dov’è stata ritrovata, nella boscaglia di Caronia, quasi certamente lo stesso giorno della scomparsa. La caduta avrebbe incontrato degli “ostacoli”, se, oltre alle fratture multiple, fossero confermate le «ecchimosi» di cui ha parlato l’avvocato Venuti. Il salto nel vuoto di Viviana può essere stato innescato da una sua volontà, da un incidente o da una terza persona. Si propende per la prima ipotesi. E non soltanto per la conferma sullo status di disagio mentale di una donna (che assumeva psicofarmaci, più di un ricovero nella sua cartella clinica) ossessionata dall’incubo del coronavirus e degli effetti sui propri cari. Decisiva, in questo senso, l’assenza come rivelato ieri da La Sicilia – di segni evidenti di violenza sul corpo, che non presenta, come confermato ieri dall’avvocato Venuti, tagli o ferite d’arma da fuoco.

E allora si riavvolge il nastro. Oggi un nuovo vertice in Prefettura per fare il punto sulle indagini. E ora il pallino della Squadra mobile di Messina, che s’era già indirizzato in un’area ben più vasta di quella della boscaglia di Caronia, potrebbe indirizzarsi con molta più decisione altrove. L’ipotesi che Gioele possa essere stato sbranato dagli animali selvatici viene definita «una fattispecie possibile nei film horror e non nella realtà» dagli esperti in campo. E allora, nonostante il pressing della famiglia sugli inquirenti, la chiave per scoprire la sorte del piccolo Gioele va trovata con nuove coordinate. Di tempo (dalle 9,30 alle 10,52) e di spazio (dalla casa di Venetico a Sant’Agata). Con un «rinnovato ottimismo» che trapela dagli investigatori.

Twitter: @MarioBarresi

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