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Ponte sullo Stretto: c’è un nuovo progetto, la versione light di Italfer

Di Tony Zermo |

Non è vero che sul Ponte dello Stretto tutto tace. C’è una nuova progettazione in corso. La sta facendo Italfer, il settore progettistico delle Ferrovie, con l’attiva collaborazione di due eminenti personalità scientifiche, il prof. Aurelio Misiti, il grande calabrese che quando era presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici diede la sua approvazione al progetto del Ponte sullo Stretto, e l’archistar Pierpaolo Maggiora. Misiti è in costante contatto con il presidente della Regione, Nello Musumeci, e con il vicepresidente, Gaetano Armao.

La situazione si sta evolvendo al di là delle chiacchiere e dello stucchevole “tira e molla” politici tra sì, no e ni al Ponte. Come, ad esempio, la dichiarazione del ministro dell’Economia delle Finanze Roberto Gualtieri, l’altro giorno in tv: «Siccome dubito che costruiremo il Ponte di Messina nei prossimi cinque anni, per me il dibattito può continuare, ma non dovrà essere collegato al Recovery Plan».

Intanto domani sera alla Camera si dovrà votare la mozione sulla costruzione del Ponte sullo Stretto, depositata dalla deputata di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo. E a quel punto capiremo chi è a favore e chi è contro, non solo a parole.

Ma torniamo alla vera unica novità. Spiega Misiti: «La nuova progettazione prevede un ponte a tre archi e non più a luce unica. Un ponte che nella sua parte centrale abbia una luce di 2000 metri. Sarà sempre il ponte più lungo del mondo perché il giapponese Akashi è lungo 1991 metri, ma sarà molto meno costoso».

Molto meno quanto?

«Due miliardi invece di sei. Anzi esattamente un miliardo e 850 milioni di euro. Ed è una cifra che le Ferrovie, che hanno un bilancio di 50 miliardi, possono recuperare in dieci anni senza nemmeno bisogno di prestiti a costo zero».

Come mai questa drastica riduzione di costi?

«Ormai non è più un lavoro di ingegneria civile, ma un lavoro di ingegneria industriale. Il risparmio lo consentono anche i nuovi materiali: i fili d’acciaio sono più fini, più forti, prima ci volevano fasci di fili dello spessore di un metro e mezzo, oggi invece di 80 centimetri. Il grosso risparmio lo consentono i piloni piantati a mare, lo consentono le tecnologie più avanzate. Prima non si sapeva come lavorare sul fondo del mare per cui si progettavano grandi piloni piantati sulla costa. Ora i metodi sono cambiati, sul fondo del mare si può lavorare, come dimostra il ponte giapponese Akashi. Questo consente un risparmio enorme e inoltre permetterà di arrivare direttamente a Messina, invece che a Ganzirri. Con il ponte di 2000 metri non ci sarà bisogno di chiuderlo per 15 giorni l’anno a causa del vento; questo piaceva ai signori dei traghetti, ma non ci sarà bisogno di chiudere mai il ponte con i tre archi. Ecco perché tutti i costruttori di ponti non vanno oltre i 2000 metri».

Ma allora bisognerà fare un nuovo bando per realizzare questo nuovo progetto?

«Certamente, anche se non bisogna buttare via tutto quello che è stato fatto dalla società “Stretto di Messina” e da Impregilo che vinse il bando di gara».

Ma Impregilo non può rivendicare la proprietà del progetto che vinse il bando e chiedere un risarcimento miliardario?

«No, perché la Corte costituzionale ha detto che Impregilo non ha alcun diritto al risarcimento perché tutte le spese sono state sostenute dallo Stato. Impregilo se vuole può partecipare all’appalto che si farà».

Lei dice però che il progetto nelle sue linee generali può restare, Questo vuol dire che il pianale resterà quello previsto di 60 metri, con quattro corsie autostradali e due corsie ferroviarie?

«Esattamente. Ma c’è di più. La nuova progettazione prevede che i lavori si facciano in quattro anni, non più in dieci e si potrà andare direttamente da Catania a Roma in tre ore e mezzo. Da Palermo un po’ di più perché la distanza è più lunga. Noi dobbiamo fare il ponte come se fosse un pezzo dell’alta velocità Roma-Catania. Noi nel 2025 dobbiamo avere il treno ad alta velocità Roma-Catania che compia il percorso in tre ore e 20. Sarà una rivoluzione dei trasporti, sarà una nuova frontiera di progresso per la sua Sicilia e per la mia Calabria».

Tutto bello, bellissimo, ma resta una domanda a cui oggi nessuno può rispondere: quanto tempo ci vorrà per rifare il progetto?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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