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Riposto, uccide fratel Leonardo e poi dà fuoco alla Tenda di San Camillo: fermato il presunto assassino

Di Mimmo Trovato |

Un incendio per coprire un omicidio: quello di fratel Leonardo Grasso, 78 anni, fondatore e responsabile della comunità per assistenza ai malati di Aids e di recupero per tossicodipendenti ‘Tenda San Camillò di Riposto.

Ad appiccarlo uno dei sei ospiti della struttura, tutti illesi. E’ la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Giarre e del comando provinciale di Catania sul rogo dopo che militari dell’Arma hanno identificato e bloccato il presunto autore: un 52enne ospite della struttura che, secondo l’accusa, dopo aver appiccato il fuoco sarebbe fuggito con l’auto della vittima.

Un particolare che lo ha reso individuabile grazie all’antifurto satellitare montato sulla vettura. Così i carabinieri lo hanno rintracciato e bloccato a Catania e lo hanno portato nella caserma del comando provinciale dei carabinieri dove è stato sentito dal magistrato di turno della Procura.

L’uomo è apparso sotto choc. Il Pm ha emesso nei suoi confronti un fermo di indiziato di reato per omicidio e incendio doloso e disposto l’autopsia per chiarire l’esatta dinamica dell’accaduto. Non è ancora emerso il movente scatenante. L’allarme è scattato intorno alle 5, quando qualcuno dalla struttura ha chiesto aiuto per l’incendio. Sul posto sono arrivate più squadre dei vigili del fuoco che hanno spento le fiamme e trovato, nella sua stanza, il corpo senza vita di fratel Leonardo. I pompieri hanno anche subito accertato la natura dolosa del rogo. Sul posto per indagini e accertamenti sono arrivati i carabinieri della compagnia di Giarre e della Sezione investigazioni scientifiche (Sis) del comando provinciale dell’Arma di Catania.

Fratel Leonardo Grasso era il superiore della comunità camilliana di Acireale. Aveva preso i voti a 50 anni per dedicare la sua vita ai sofferenti. La svolta era arrivata dopo la morte di entrambi i genitori, deceduti a sei giorni di distanza l’uno dall’altro. Così da agente di commercio, con un’attività avviata e interessi mondani, aveva cambiato radicalmente la sua vita scegliendo di diventare camilliano. Parlando della sua esperienza nel maggio del 2014 alla trasmissione “La vita in diretta” con Franco Di Mare per il quarto centenario della morte di San Camillo, fratel Grasso aveva confermato di essere felice nell’operare a fianco dei sofferenti e dei bisognosi, senza rimpianti per una vita ricca di divertimenti, ma che lo aveva lasciato vuoto e carico di domande a cui non riusciva a dare risposta. E in Tv aveva ricordato come la sua parabola somigliasse molto a quella dello stesso San Camillo, che dopo una vita scapestrata ha dedicato tutto se stesso ad aiutare gli altri.

«Di questa vicenda non conosciamo ancora bene i contorni – ha osservato il vescovo di Acireale e vice presidente della Cei, Antonio Raspanti – ma è una vicenda che ci lascia sgomenti, siamo nel dolore perché tutti conosciamo quella casa e le attività socialmente utili che venivano svolte all’interno. Eleviamo preghiere per il religioso e speriamo che la vicenda venga chiarita presto. In ogni caso è una perdita ed una ferita sia nella famiglia camilliana che nella nostra diocesi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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