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Mafia, nella sentenza sulla ndrangheta stragista si parla di Forza Italia “referente dei clan”

Di Redazione |

L’attentato ai carabinieri in Calabria e la tentata strage dell’Olimpico sarebbero avvenuti «in un momento in cui le organizzazioni erano alla ricerca di nuovi e più affidabili referenti politici, disposti a scendere a patti con la mafia, che furono individuati nel neopartito Forza Italia di Silvio Berlusconi in cui erano confluiti i movimenti separatisti nati in quegli anni come risposta alle spinte autonomistiche in Sicilia e Calabria».

È quanto si legge nella sentenza del processo «’Ndrangheta stragista» in cui sono stati condannati all’ergastolo il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e il referente della cosca Piromalli, Rocco Santo Filippone accusati di essere i mandanti del duplice omicidio in cui persero la vita i carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo.

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, la Corte d’Assise di Reggio Calabria affronta pure il tema dell’incontro che, secondo il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, sarebbe avvenuto nel gennaio 1994 tra Graviano e Marcello Dell’Utri in via Veneto a Roma. I due avrebbero discusso «del nuovo partito politico che stava per nascere, Forza Italia». «Può ragionevolmente ritenersi – scrivono i giudici – che il Graviano il 21 gennaio 1994, prima di incontrare lo Spatuzza per discutere degli ultimi dettagli riguardanti l’attentato allo stadio Olimpico, avesse avuto modo di colloquiare con il Dell’Utri che nello stesso giorno si trovava a Roma poco distante dal bar Doney».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA