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Sicilia, in calo gli omicidi (soprattutto quelli di stampo mafioso)

Di Redazione |

ROMA  Omicidi in calo in Italia, ma crescono quelli in famiglia, e le vittime tra le mura domestiche sono soprattutto donne. E’ quanto emerge da un report dell’Istat, che vede il trend confermarsi anche in Sicilia. L’Italia è quindi oggi uno dei Paesi più sicuri al mondo rispetto al rischio di essere vittime di omicidio volontari. Nel 2019 gli omicidi sono stati 315 (erano stati 345 nel 2018): vittime 204 uomini e 111 donne. Il 19,7% (di cui 17,6% maschi e 23,4% femmine) è composto da vittime straniere. Gli omicidi sono in calo fin dagli anni Novanta, soprattutto quelli dovuti alla criminalità organizzata (29 nel 2019, il 9,2% del totale). In ambito familiare o affettivo aumentano invece le vittime: 150 nel 2019 (47,5% del totale); 93 vittime sono donne (l’83,8% del totale degli omicidi femminili).

La distribuzione territoriale degli omicidi di uomini presenta forti differenze. Nel 2019 la media nazionale è di 0,70 omicidi volontari per 100mila residenti: il Nord e il Centro si collocano ampiamente sotto tale media, mentre avviene l’opposto per il Mezzogiorno. Più nel dettaglio, la ripartizione in cui si verificano meno omicidi di uomini in rapporto alla popolazione è il Nord-est (0,40 omicidi di uomini per 100mila residenti maschi), seguita dal Centro e dal Nord-ovest (0,51 e 0,59 rispettivamente). Valori ben diversi caratterizzano le Isole (0,91) e il Sud (1,15 omicidi per 100mila maschi). Le Isole hanno entrambe valori elevati (0,88 la Sicilia e 1,01 la Sardegna) mentre le regioni del Sud presentano situazioni differenziate. In quelle demograficamente più piccole il fenomeno è praticamente assente: 1 solo omicidio in Basilicata (0,37 per 100mila uomini), 2 casi in Abruzzo (0,32) e nessuno in Molise. Al contrario Calabria, Campania e Puglia occupano tre dei primi quattro posti della graduatoria regionale per gli omicidi di uomini (il terzo è occupato dalla Sardegna). La regione che spicca è la Calabria con 2,68 omicidi per 100mila maschi, valore 2,5 volte più elevato rispetto alla regione che la segue in graduatoria, la Campania (1,07).

Confrontando i dati attuali con quelli del 1991, anno di picco degli omicidi a partire dal quale è iniziato un trend discendente, la realtà è molto cambiata. Gli omicidi erano oltre 6 volte di più (1.917 contro gli attuali 315), con un tasso pari a 3,4 per 100mila abitanti. Il 37,5% degli omicidi era attribuibile alle organizzazioni di tipo mafioso. Ora la criminalità organizzata, pur rimanendo un fenomeno da monitorare con estrema attenzione, costituisce una causa meno rilevante per il numero di morti (9,7% del totale nel quinquennio 2015-2019). La forte diminuzione degli omicidi e, in particolare, la contrazione delle morti dovute alla criminalità organizzata e alla criminalità comune, ha avvantaggiato soprattutto gli uomini, più esposti in quei contesti rispetto alle donne. Nei primi anni Novanta si contavano 5 omicidi di sesso maschile per ogni donna uccisa, nel 2019 si sono invece verificati 204 omicidi di uomini e 111 di donne. 

La Calabria è storicamente caratterizzata da livelli di omicidio molto elevati per gli uomini rispetto alla media italiana e il calo anche qui registrato è stato meno intenso rispetto alle altre regioni ad alto rischio. Ponendo a confronto i dati medi del triennio 2017-2019 con quelli del triennio 2014-2016, gli omicidi di uomini in Calabria risultano diminuiti solo dello 0,9%, mentre in Campania (che partiva da una situazione simile) la diminuzione è stata del 52,1%, in Sardegna del 43,1%, in Sicilia del 35,7% e in Puglia del 7,7%. Tra i due periodi gli omicidi di uomini crescono in Piemonte (+23,6%). Per gli omicidi di donne la distribuzione non è particolarmente diversificata sul territorio. I valori ripartizionali sono compresi tra 0,30 omicidi per 100mila donne residenti del Sud e 0,45 nelle Isole.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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