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Mafia, non s’era ravveduto il boss che riceveva i permessi per cantare

Di Redazione |

PALERMO – Per i giudici del tribunale di sorveglianza di Sassari aveva manifestato evidenti segni di “redenzione», tanto da meritare permessi premio nonostante avesse riportato condanne all’ergastolo per omicidi e mafia. Tra le circostanze che hanno spinto i magistrati a certificare il ravvedimento di Santo Rinallo, un passato da spietato killer della Stidda, c’era anche la sua partecipazione, da detenuto, a cori Gospel.

Le indagini della Dda di Palermo hanno dimostrato che, malgrado i cori, Rallo era ancora pienamente inserito nelle attività criminali. La circostanza è riportata nel provvedimento con cui il gip ha disposto la misura cautelare in carcere per l’ergastolano nell’ambito dell’ultima inchiesta della Dda su mafia e Stidda agrigentine.

Rallo, per i giudici di sorveglianza, avrebbe meritato i permessi premio per «il corretto comportamento durante la detenzione e la partecipazione a molte attività tra cui quella del coro gospel». Circostanze che avrebbero dimostrato il profondo cambiamento subito in 26 anni di carcere «in direzione della legalità».

I giudici citavano anche il lavoro di cuoco svolto in carcere dal boss. «Purtroppo, la prospettiva di reinserimento nella società, principio ispiratore della disciplina penitenziaria e obiettivo costituzionalmente imposto, – scrive invece il gip escludendo ravvedimenti e cambiamenti- diventava per Rinallo un concetto astratto e smentito dai fatti accertati». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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