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L’Italia ricorda le vittime della mafia. Mattarella: «Estirpala è possibile»

Di Redazione |

ROMA – «Estirpare le mafie è possibile e necessario. L’azione di contrasto comincia dal rifiuto di quel metodo che nega dignità alla persona, dal rifiuto della compromissione, della reticenza, dell’opportunismo». Sono le parole del presidente Sergio Mattarella in occasione della «Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie» che si celebra oggi.

«La memoria è radice di una comunità. Fare memoria – prosegue la dichiarazione del presidente Sergio Mattarella – è condizione affinché la libertà conquistata continui a essere trasmessa e vissuta come un bene indivisibile. Ecco perché ricordare le donne e gli uomini che le mafie hanno barbaramente strappato alla vita e all’affetto dei loro cari, leggerne i nomi, tutti i nomi, non costituisce soltanto un dovere civico. È di per sé un contributo significativo alla società libera dal giogo oppressivo delle mafie, è affermazione di principi di umanità incompatibili con i ricatti criminali, è fiducia nella legalità che sola può garantire il rispetto dei diritti, l’uguaglianza tra le persone, lo sviluppo solidale. Non dimenticheremo mai le vittime innocenti, i servitori dello Stato, le persone libere che non hanno rinunciato ai loro valori pur sapendo di mettere a rischio la propria vita. Anche quest’anno la «Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” sarà condizionata dalle misure di limitazione rese necessarie dalla diffusione della pandemia. È tuttavia assai prezioso che “Libera” – sottolinea il capo dello Stato – abbia ugualmente deciso di promuovere iniziative che tengano viva la ricorrenza e portino all’attenzione di tutti l’attualità del messaggio».

Infatti come ogni anno, da ventisei edizioni, nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, Libera muove la sua carovana civile, per un 21 marzo che è giorno della riflessione e delle testimonianze, ma anche della denuncia della presenza delle organizzazioni criminali sui territori. «A ricordare e riveder le stelle», lo slogan scelto, nel quale risuona l’ultimo verso dell’Inferno a 700 anni dalla morte di Dante. L’inferno è la pandemia, un anno di isolamento e di distanziamento, di sofferenze e di disagio economico e sociale. L’evento principale si è tenuto a Roma, all’Auditorium Parco della Musica. A fare da sfondo al palco, un pannello con i nomi di tutte le vittime. Un elenco lungo di uomini e donne, tra cui anche 113 bambini e bambine: c’è chi ha combattuto le mafie a viso aperto e non ha ceduto alle minacce e di chi si è ritrovato sulla traiettoria di una pallottola o vittima impotente di una bomba. E ogni anno si allunga, è stato aggiunto anche il nome di Willy Monteiro Duarte. Libera scandisce tutti i loro nomi per far rivivere le loro storie. «Abbiamo il dovere di trasmettere la memoria alle nuove generazioni, a questa meraviglia che sono i nostri ragazzi», dice don Ciotti. E a loro pensa quando rivolge un appello per lo ius soli: respingerlo è “una grave emoraggia di umanità».

Il Papa

Anche Papa Francesco durante l’Angelus, in diretta dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, ha parlato in occasione della giornata della memoria e del ricordo delle vittime delle mafie. «Le mafie – ha detto – sono presenti in varie parti del mondo, e sfruttando la pandemia si stanno arricchendo con la corruzione. Queste strutture di peccato, contrarie al Vangelo di Cristo, scambiano la fede per l’idolatria. Oggi facciamo memoria di tutte le vittime e rinnoviamo il nostro impegno contro le mafie”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’Angelus, in diretta dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico.

Dopo lo stop dello scorso anno, quando in pieno lockdown il 21 marzo è stato virtuale, sono centinaia – tra oggi e domani – le iniziative in tutta Italia. I nomi delle vittime sono stati proiettati sul campanile di Piazza San Marco a Venezia e della Mole Antonelliana a Torino. A Milano, dalla facciata a Palazzo Marino, sede del Comune, sono state srotolate otto lenzuola con i nomi di altrettante vittime in città. A Napoli il focus è stato sul lavoro, con un incontro nella fabbrica Whirlpool. Molte iniziative – a Palermo al Teatro Massimo, a Locri al Teatro Greco di Portigliolo, a Torino in Piazza del Conservatorio Giuseppe Verdi – si sono tenute nei luoghi della cultura, rimasti a lungo chiusi.

«Il 21 marzo è un importante momento di riflessione e di testimonianza – ha detto il sindaco di Catania – Salvo Pogliese – attorno ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, persone che hanno subìto una grande lacerazione che noi tutti dobbiamo contribuire a ricucire. Giornate come queste servono a ricordarci la centralità della cultura antimafia che deve guidare l’impegno sociale, politico e la pubblica amministrazione, a ogni livello. Per questo rivogliamo la nostra gratitudine a Libera e alle altre associazioni impegnate sul fronte della testimonianza nella lotta alla mafia, per il costante contributo sul tema che condividiamo e che ci coinvolge sia come cittadini che come amministratori. Una tensione che personalmente vivo fin da quando ero studente universitario; poiché fin dall’anno successivo alla strage di via D’Amelio avvenuta nel 1992, partecipo alla fiaccolata che si svolge a Palermo in ricordo di Paolo Borsellino, che con Giovanni Falcone sono il simbolo di una lotta di liberazione, ma anche per affermare che, senza l’affermazione di verità e giustizia, il ricordo da solo non basta».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA