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Musumeci ai pm: «Montante mi disse di aver finanziato la candidatura di Crocetta»

Di Mario Barresi |

Caltanissetta. In un labirinto di tracce – dossier bancari, anomalie in alcuni conti, brogliacci di intercettazioni – dentro il quale i pm di Caltanissetta “seguono i soldi” per dimostrare che il sistema Montante pagò con fondi neri la campagna elettorale di Crocetta nel 2012, ci sono due righe di un certo peso. Un testimone, uno dei pochi citati dall’accusa, racconta un colloquio con Antonello Montante. «Mi confidò di aver sostenuto e finanziato la candidatura di Crocetta». Tutt’altro che chiacchiere da bar (nonostante l’incontro in questione sia avvenuto allo “Charme” di Palermo il 29 luglio del 2014), non foss’altro che per il prestigio della “persona informata dei fatti”: il presidente della Regione.

La testimonianza di Nello Musumeci, sentito a Caltanissetta il 27 maggio 2019, è una delle carte non più coperte dell’accusa contro l’associazione a delinquere capitanata dall’ex leader di Confindustria Sicilia e composta, a vario titolo, anche da Rosario Crocetta. E il ricordo di Musumeci, quella “confessione” di Montante sui soldi per l’ex governatore, seppur da dimostrare (la tesi della Procura è di 200mila euro, altrettanti li avrebbe messi il re dei rifiuti, Giuseppe Catanzaro), è molto più che una suggestione.

Stanza 405, al quarto piano del tribunale nisseno. Il presidente parla davanti all’allora procuratore Amedeo Bertone, all’aggiunto (oggi reggente) Gabriele Paci e al pm Maurizio Bonaccorso, che lo convocano a due mesi esatti dalla relazione dell’Antimafia regionale su Montante. in cui ci sono ampi stralci dell’audizione di Musumeci. Che ai magistrati precisa la sua tesi: «Ritengo che il regista politico di quello che io ho definito il cerchio magico è il senatore Lumia, che addirittura, ho saputo parlando con personale in servizio a Palazzo d’Orleans, avere a disposizione una stanza nello stesso piano in cui vi era Crocetta, ove riceveva persone, anche in sostituzione dello stesso».

Fra il governatore e Beppe Lumia si gioca un sottile scontro a distanza in Antimafia: in un memorabile faccia a faccia col presidente Claudio Fava, l’ex senatore dem insinua il dubbio di una continuità «anche nei primi rapporti che hanno avuto con il governo Musumeci» di quella «Confindustria soggetto politico di rappresentanza diretta». Il governatore parla invece di «sistema Lumia». E ai pm nisseni confida che nel cerchio magico c’erano l’ex deputato Marco Forzese, che «da presidente della prima commissione Affari istituzionali aveva il compito di dare i pareri sulle nomine apicali degli enti controllati dalla Regione» e l’avvocato Antonio Fiumefreddo, che «sfruttando il suo ruolo di amministratore unico di Riscossione Sicilia acquisiva informazioni di natura fiscale su avversari politici per poterli denigrare mediaticamente o per poterli neutralizzare».

A Musumeci, in oltre due ore di confronto, viene chiesto di spiegare la natura dei suoi rapporti con Montante. A partire dagli appunti del file excel (sequestrati nella villa di Serradifalco) che lo riguardano: in tutto sette “annotazioni”. E quindi, al netto di una primo fugace conoscenza nel 2012 (le presentazioni in aeroporto le fa Adolfo Urso), l’incontro-clou è nell’estate del 2014. Il prequel: Musumeci, dall’opposizione, “difende” Crocetta da un attacco di Matteo Renzi. «Montante mi chiamò attraverso la batteria della Regione per congratularsi per lo stile istituzionale». S’incontrano qualche settimana dopo e l’imprenditore parla di Crocetta «dal quale però era rimasto deluso». Una scelta, «fatta prima di sapere della mia candidatura», per la quale «era stata determinante, oltre la sua, la presa di posizione di Casini, Bersani e Lumia», dice Musumeci. Ma «ci tenne a precisare che Confindustria non era un partito del Pd e mi invitò a incontrare gli imprenditori». Si discute anche di «vicende personali».

E l’ex paladino antimafia, ricorda il governatore, gli accenna dello spettacolo La volata di Calò (tratto dal romanzo sulla vita del nonno di Montante) in programma allo Stabile di Catania. In un appunto sequestrato si parla del «figlio indeciso» del governatore. Montante «si offrì di proporre al regista un provino per mio figlio, che effettivamente poi fu contattato dal direttore Di Pasquale, anche se non credo quest’ultimo sia stato contattato a sua volta da Montante, perché mio figlio aveva già lavorato con Di Pasquale allo Stabile di Catania».

L’altro incontro fra i due è nell’agosto 2015, sei mesi dopo lo scoop di Repubblica sull’indagine per mafia. Montante riceve Musumeci nella sede di Confindustria Sicilia, assieme, fra gli altri, ad Alessandro Albanese, ora presidente. «In quella occasione – rammenta il governatore – mi venne presentato anche il direttore di Unicredit (l’istituto di cui il governatore è stato dipendente, ndr) al quale anticipai un incontro per concordare un piano di ristrutturazione del debito assunto per le spese di campagna elettorale e personali. Montante mi disse in tono ironico di lasciar perdere il direttore di Unicredit e che mi avrebbe messo in contatto con un suo fidato consulente bancario, il dottor Livio Russo (citato in un altro appunto, ndr), cosa che poi effettivamente avvenne».

A questo punto Musumeci si apre con i magistrati: «Montante aveva la capacità di proporsi come colui che poteva risolvere qualsiasi problema». E, per argomentare la tesi, cita due episodi. Il primo: «Mi disse anche che, sebbene fossi all’opposizione, se avessi avuto bisogno l’assessore alle Attività produttive, che all’epoca era Linda Vancheri, era a mia disposizione». Il secondo: «Mi evidenziò che non avevo un particolare risalto mediatico e mi propose di incontrare il direttore di Panorama, Giorgio Mulè (attuale sottosegretario alla Difesa, di Forza Italia, ndr) per un’intervista, dicendomi che era suo cugino».

Musumeci entra a Palazzo d’Orléans a fine 2017. E «nei primi mesi» dell’anno successivo incontra per «l’ultima volta» Montante in Viale dell’Astronomia. Lo trova lì, assieme a Catanzaro, quando l’allora presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, riceve il governatore che espone «l’obiettivo programmatico di ottenere la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi» in Sicilia. Poco dopo, il 14 maggio 2018, il paladino antimafia sarà arrestato.

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