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Acitrezza, l’ultimo mastro d’ascia che la burocrazia vuole sfrattare

Acitrezza, l’ultimo mastro d’ascia che la burocrazia vuole sfrattare

Costruisce barche di legno da quattro generazioni: a rischio un pezzo di storia siciliana

Di Alfredo Zermo |

ACITREZZA – E’ uno degli ultimi mastri d’ascia rimasti nella Riviera dei Ciclopi. Ad Acitrezza, nel paese dei Malavoglia, Giovanni Rodolico costruisce barche di legno come si facevano una volta, interamente a mano. Niente computer, niente progetti, lui il mestiere ce l’ha nel sangue perchè i Rodolico sono mastri d’ascia da ben quattro generazioni. Che – come dice lui – hanno lasciato qualcosa nel suo Dna. La sua ovviamente è un’arte che sta per scomparire da sola, complice l’assottigliarsi della flotta peschereccia trezzota. Ma ora ci si è messa anche la burocrazia. E il cantiere Rodolico, nato verso la fine del 1800 nella zona denominata “Stagnitta” e poi trasferitosi nel cuore del porto di Acitrezza, oggi rischia di scomparire.   Dietro questo vero e proprio “attentato” alla storia e all’identità siciliana ci sarebbe un esposto anonimo, inviato alle autorità e alle istituzioni. Che, dopo la denuncia, si sono viste costrette a intervenire. A complicare le cose c’è stato poi il recente passaggio di alcune aree demaniali marittime ai Comuni. E per Giovanni Rodolico sono cominciati i guai: multe e verbali di migliaia di euro per occupazione abusiva di suolo pubblico o per violazioni ambientali in materia di smaltimento di rifiuti speciali, diffide a rimuovere le grandi invasature che ormai fanno parte del panorama trezzoto, costosissime richieste di adeguamento alle normative (tra l’altro eseguite), oltre alla minaccia del sequestro dell’intero cantiere e delle barche. “Mazzate” da far cappottare anche le attività più fiorenti. E questa non lo è più.   Giovanni, il volto arso dal sole e le mani segnate dal lavoro, ci guarda incredulo: «Rischio di dover chiudere il cantiere, eppure io voglio solo lavorare, continuare l’attività che la mia famiglia svolge con sudore e sacrificio da molto più di cento anni».   ‘U Vaccarolu, come tutti a Trezza chiamano Giovanni – soprannome che hanno avuto anche il nonno Sebastiano e il papà Salvatore – qui davanti ai Faraglioni ormai è un’istituzione, oltre che un’attrazione: ogni giorno gruppi di turisti si fermano per fotografare le sue sapienti mani che lavorano il legno, le colorate decorazioni delle barche, le prue sagomate delle sue imbarcazioni che si stagliano nel panorama della riviera. Rodolico è famoso anche su Internet: sono tanti i testi che parlano di questo artigiano più unico che raro. C’è anche un emozionante video – realizzato da Gaetano Torrisi e Deborah Lo Castro – che racconta la sua storia dal sapore verghiano e che è stato premiato al contest nazionale “I Live Italy” organizzato da Traipler, Canon Italia e Manfrotto.   Voci maligne in paese dicono che dietro il tentativo di affossare il cantiere Rodolico si nascondano oscuri interessi. Qualcuno parla della possibilità di costruire – una volta scomparsa questa storica attività – nuovi e remunerativi pontili per creare nuovi posti barca per il diporto. Insomma, altri natanti in vetroresina al posto delle poche lance di legno rimaste. Uno scempio, se si considera che le “barche in legno trezzote” lo scorso anno sono state anche inserite dall’assessorato regionale ai Beni Culturali nel Registro delle Eredità immateriali della Sicilia. Un’eredità che ora rischia di svanire per sempre.   Ma il sindaco di Acicastello, Filippo Drago, assicura che non sarà così: «Purtroppo l’area del cantiere, passata dopo 40 anni sotto la competenza del Comune – è stata occupata, sicuramente senza malafede, in maniere abusiva da Rodolico che non aveva mai richiesto la concessione. In seguito a un esposto anomimo abbiamo fatto le dovute verifiche e siccome cerchiamo di far rispettare le regole, Giovanni Rodolico è stato sanzionato. Ora, trattandosi tra l’altro di area Sic (sito di intreresse comunitario, ndr), sono in corso ulteriori verifiche per vedere se in quella zona si possono svolgere le attività del cantiere navale. Questo non vuol dire che deve chiudere, anzi. Io credo che come Comune dovremmo offrire a Rodolico un servizio di accompagnamento alla messa in regola. Quindi l’auspicio dell’amministrazione è che si mantenga la tradizione e la cultura secolare del mastro d’ascia ma seguendo un percorso di adeguamento alle norme sempre più stringenti, anche in termini di sicurezza. A me dispiacerebbe se un’attività così antica dovesse chiudere, ma le regole vanno rispettate. Sono comunque prontissimo a sostenere – nei termini previsti dalla legge – un “accompagnamento” affinché questo pezzo di storia possa restare vivo. E in questo senso stiamo approntando anche un nuovo regolamento per l’utilizzo corretto degli scali d’alaggio».   Poi il sindaco Drago chiarisce anche la volontà dell’amministrazione di fronte a rischi di nuove concessioni per altre attività nautiche: «Il Comune ha già dato parere negativo a tutte quelle attività che vogliono occupare altro suolo pubblico. Non perché io sia contro le attività imprenditoriali, ma perché su 3.000 metri di costa fruibile, ci sono già 180 concessioni e sono fin troppe».   Speriamo però che almeno quella di Rodolico venga riconosciuta e regolamentata: per salvare un pezzo di storia dell’Isola.

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