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Catania, sacchi nel fondale della Scogliera

Catania, sacchi nel fondale della Scogliera Il recupero slitta: se ne riparla in autunno

Transazione per “ripescare” le borse con sabbia vulcanica

Di Redazione |

L’estate è alle porte e l’intervento di “recupero” sottomarino dei sacchi di sabbia vulcanica che giacciono sul fondale al largo della Scogliera – previsto nella fase conclusiva dei lavori dell’ultimo segmento del collettore pluviale “C” che sbocca a quasi trecento metri al largo della costa al confine tra Aci Castello e Catania – dovrà ormai attendere il prossimo autunno, bene che vada. Questo non solo perché, a stagione balneare ormai avviata, sarebbe vietato da precise disposizioni della Capitaneria di Porto avviare le operazioni di “ripescaggio” dei sacchi rimasti sul fondale, ma anche perché l’intera questione è in attesa dell’esito di una proposta di transazione e di un parere legale che definisca chi tra l’impresa o il Comune debba farsi carico di rimuovere i sacchi; la prima ipotesi prevede con l’accordo bonario tra le parti l’annullamento di una eventuale penale e tempi più rapidi, mentre se fosse il Comune a intervenire tratterrebbe circa 110mila euro e dovrebbe avviare l’iter per una nuova gara. «Nell’ambito delle operazioni di collaudo e di successiva trattazione delle riserve dei lavori della condotta sottomarina – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco – il collaudatore (un ingegnere esterno, ndr) ha applicato una penale all’impresa esecutrice per non avere rimosso i sacchi. L’Avvocatura comunale sta analizzando una proposta transattiva globale delle riserve che prevede anche la rimozione dei sacchi da parte dell’ impresa. In tal caso la penale sarà tolta. La transazione, che deve passare anche al vaglio del Collegio di Difesa, ha portato a un allungamento dei tempi fino a superare il primo maggio, data in cui la Capitaneria di porto non permette più immersioni perché parte la stagione balneare. Bisognerà dunque attendere il 30 settembre, quando è ragionevole pensare che la questione sarà risolta. Confermiamo comunque che i sacchi, nell’immediato, non danno alcun problema di inquinamento». Questa la situazione alla vigilia di un’estate che alla Scogliera non sarà comunque condizionata dai sacchi di sabbia vulcanica rimasti sul fondale, a una profondità di una trentina di metri. Resta il fatto che dovranno essere rimossi, in quanto il capitolato d’appalto prevedeva che i borsoni utilizzati fossero di juta, e in questo caso il loro “ripescaggio” non sarebbe stato necessario, trattandosi di un materiale di fibra naturale destinato a decomporsi da solo. Ma perché questi sacchi si trovano al largo della costa tra Catania e Aci Castello? Per rispondere bisogna ricordare la tecnica utilizzata nei lavori sottomarini per “spingere” sotto il fondale della Scogliera l’ultimo segmento del collettore C, ovvero il “microtunnelling”, che con una sofisticata trivella ha “scavato” il percorso alla condotta sotto il fondale. I sacchi sono serviti a indicarne l’esatta posizione e agevolare a lavori conclusi l’estrazione della trivella, una “talpa robot” che ha permesso di utilizzare una tecnica meno invasiva rispetto allo sbancamento dei fondali. Ora in fondo al mare restano i sacchi, che magari faranno “compagnia” ai sub in questa estate 2015, in attesa che si definisca chi dovrà ripescarli.

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