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Voto di scambio: pasta e soldi, il “metodo Bevilacqua”

Voto di scambio: pasta e soldi, il “metodo Bevilacqua”

Di Redazione |

PALERMO – Pacchi di pasta, soldi, feste di quartiere, promesse. Per la sua campagna elettorale alle comunali di Palermo del 2012 Giuseppe Bevilacqua, personaggio centrale dell’inchiesta che oggi ha portato agli arresti domiciliari, oltre a lui, due deputati regionali, un ex deputato e un finanziere, ha utilizzato tutti i metodi possibili. Ma l’impresa è sfuggita per un pugno di voti e così ha cercato di sfruttare questo “tesoretto” per ottenere favori da altri politici. Una spirale di favori che ha portato all’arresto per corruzione elettorale di Nino Dina, presidente della Commissione Bilancio dell’Assemblea regionale, Roberto Clemente, eletto nelle liste del Pid, e l’ex deputato di Grande Sud Franco Mineo.   Il metodo Bevilacqua non era molto dispendioso. “150 euro per trenta voti”, spiega in un’intercettazione. Praticamente 5 euro a voto. Secondo la Procura, Bevilacqua avrebbe utilizzato per la sua campagna elettorale per le comunali 2012 anche i generi alimentari del “Banco opere di carità” destinate alle famiglie povere di Palermo, all’insaputa dei volontari. Bevilacqua regalava pacchi di pasta, oppure li vendeva a prezzi stracciati agli stessi poveri che ne avrebbero dovuto usufruire. Il parmigiano, invece, lo teneva per sé.   A Tommaso Natale ci avrebbe pensato il presunto mafioso Calogero Di Stefano, che avrebbe fatto avere a Bevilacqua 770 voti nel 2007. “Il numero uno dei voti è lui”, dice Bevilacqua al suo interlocutore in un’intercettazione. “È lui il mio primo capo elettore – prosegue – non solo a Tommaso Natale, ma di tutta Palermo”. Tutto questo però non è bastato. Ed è qui che entrano in gioco i candidati alle elezioni regionali nel 2012.   Per ottenere le preferenze raccolte da Bevilacqua alle comunali, Roberto Clemente (che poi sarà eletto) gli promette di dimettersi da consigliere comunale, permettendogli così di entrare a Palazzo delle Aquile (Bevilacqua era il primo dei non eletti). Promesse da marinaio. Più concrete le offerte di Nino Dina e Franco Mineo, il primo poi eletto tra le fila dell’Udc, l’altro invece non riuscì a ottenere il seggio a Sala d’Ercole.

In un’intercettazione telefonica del 27 luglio del 2012, Giuseppe Bevilacqua racconta alla sorella Teresa che in occasione di un incontro avuto la sera precedente con Dina, questi gli avrebbe garantito che avrebbe fatto avere un “incarico di 15 mila euro a qualcuno della famiglia” con un diploma o una laurea, specificando che l’attribuzione dell’incarico non comportava l’obbligo di svolgere effettivamente la prestazione lavorativa.   Ma Bevilacqua preferisce trattare anche con Mineo. Quest’ultimo, in cambio dell’appoggio di Bevilacqua, avrebbe promesso incarichi alla Regione e l’aggiudicazione di un appalto a favore dell’associazione culturale “I Fiori blu di Sicilia”, legalmente rappresentata dalla sorella, Teresa Bevilacqua.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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