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I clan catanesi e il racket delle automobili a Taormina: 4 arresti

Di Mario Previtera |

TAORMINA – E’ stata denominata in codice “Good Easter” l’operazione condotta dai carabinieri della Compagnia di Taormina, che hanno arrestato a Taormina e nella provincia di Catania, quattro presunti esponenti di “Cosa Nostra” etnea e considerati responsabili – a vario titolo – di estorsione in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, è stata emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina su richiesta della locale D.D.A.

L’indagine ha consentito di fare piena luce su una serie di estorsioni poste in essere dai 4 fermati nei confronti di due imprenditori di Taormina, ai quali veniva imposta la consegna agli indagati di alcuni automezzi esposti in vendita. In manette i catanese Francesco Faranda, residente in Fiumefreddo di Sicilia, ritenuto appartenente clan “Brunetto”, egemone nell’area sub-etnea nord-occidentale; Emanuele Salvatore Blanco, classe 1973, residente in Fiumefreddo di Sicilia, ritenuto appartenente anch’egli al clan “Brunetto”; Enzo Ferriero, di Paternò, classe 1986, indicato come elemento di spicco ed emergente nell’area Etnea; Carmelo Porto, classe 1957, residente a Calatabiano, ritenuto – anche per pregresse vicende giudiziarie – elemento apicale del clan mafioso “Cintorino”.

L’operazione scaturisce da una serie di preziose informazioni acquisite da fonti confidenziali secondo cui, soggetti appartenenti a clan mafiosi operavano anche nel Comune di Taormina, tentando di sottoporre ad estorsione attività economiche e nello specifico rivendite di autovetture. Le successive indagini hanno accertato che nel mirino era finito un imprenditore di Taormina al quale era stata imposta la consegna di un’autovettura sotto pressanti minacce mafiose. L’imprenditore ha consegnato il veicolo a fronte del quale sono stati consegnati due assegni, uno dei quali riferibile ad un conto corrente già estinto mentre l’altro riferito ad un conto corrente con un saldo negativo.

Un secondo imprenditore non ha invece ceduto alle richieste estorsive e, a causa del suo diniego, è stato picchiato presso il proprio esercizio commerciale. In quest’ultima fattispecie l’organizzazione mafiosa ha mutato l’oggetto della richiesta che, in prima istanza, erano delle autovetture e richiedendo successivamente il pagamento di una somma in denaro a titolo di “pizzo”. L’imprenditore ormai determinato non ha esitato, anche incoraggiato dall’operato dei carabinieri, a riferire immediatamente gli sviluppi della vicenda. I quattro arrestati sono stati trasferiti al carcere di Messina “Gazzi” in regime di isolamento in attesa di dell’interrogatorio di garanzia. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA