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Le mani di Mafia capitale sul Cara di Mineo

Le mani di Mafia capitale sul Cara di Mineo: perquisizioni anche a Catania

Perquisizioni in sede Consorzio Sol Calatino e Provincia / VIDEO

Di Redazione |

Tangenti sulla pelle dei migranti: un euro per ognuno di loro ospitato nei Centri; un giro di mazzette che travolge la cooperativa La Cascina, da sempre considerata vicina a Comunione e Liberazione, sfiora l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta “ e arriva fino al Viminale, dove gli indagati sostengono di aver “agganciato” il sottosegretario Domenico Manzione. La seconda fase dell’ inchiesta sul “mondo di mezzo” – cha ha portato a 44 nuovi arresti – apre un nuovo fronte d’indagine, relativo alla gestione dei Centri d’accoglienza per migranti.

Al centro ci sono Luca Odevaine, l’uomo di collegamento tra Mafia capitale e le istituzioni, che sedeva al Tavolo di coordinamento sull’immigrazione istituito al Viminale, ed i manager de La Cascina Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara. Sono loro, tutti ai domiciliari tranne Ferrara per il quale il Gip ha disposto il carcere, che avrebbero promesso uno “stipendio fisso” da 10mila euro al mese, poi raddoppiato a 20mila a Odevaine, “per lo stabile asservimento della sua funzione di pubblico ufficiale” agli interessi della cooperativa. E Odevaine non si sarebbe tirato indietro: avrebbe orientato le scelte del Tavolo in modo da indirizzare i migranti nelle strutture gestite da La Cascina – primo fra tutti il Cara di Mineo –  fatto pressioni per far aprire i Centri nei luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara. Stando a quel Tavolo, è lui stesso a dirlo, “sono in grado un po’ di orientare i flussi (di migranti, ndr) che arrivano da giù…” e dirottarli dove serve. “Il mio ruolo – dice ancora – è quello di collegamento con il ministero… soprattutto per trovare poi la possibilità di implementare il lavoro”. Ed è forse in quest’ottica che racconta a Buzzi, il ras delle cooperative, di aver “agganciato” il sottosegretario Manzione. “Ieri però c’ho litigato – prosegue – nel senso che c’ho discusso un po’ perché…cioè… come al solito… si siedono intorno al tavolo gente che non sa di che parla”.

Per trovare conferme a quanto viene fuori dalle intercettazioni ”molteplici perquisizioni” sono state  eseguite oggi anche in provincia di Catania in alcuni uffici, tra cui quelli del Consorzio “Sol Calatino – Società Cooperativa Sociale”, inserito nell’associazione temporanea di imprese che si occupa delle gestione dei servizi all’interno del Cara di Mineo, e della Provincia Regionale di Catania, in ordine alle attività condotte nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti (anche) per l’affidamento dei servizi al Cara di Mineo.

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La Procura di Catania, in una nota parla di “attività di indagin finalizzata a verificare se gli appalti per la gestione del Cara siano stati strutturati dal soggetto attuatore al fine di favorire l’Ati condotta dalla cooperativa catanese Sisifo, così come emerso anche nelle indagini della Procura di Roma, con la quale è costante il coordinamento delle indagini”. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del reparto operativo di Catania unitamente a pubblici ministeri della Procura etnea, in coordinamento con la Procura della Repubblica di Roma.

Si tratta della prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros e dalla procura di Roma che già il 2 dicembre scorso avevano consentito di disarticolare l’organizzazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati. In quella occasione vennero arrestate 37 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l’aggravante delle modalità mafiose e per essere l’associazione armata. 

La seconda fase dell’ inchiesta “Mondo di mezzo”, condotta dai carabinieri del Ros, ha consentito invece di “acquisire ulteriori elementi – spiegano gli investigatori – riguardo all’ esercizio del metodo mafioso da parte dell’ associazione” capeggiata da Massimo Carminati, così come “confermato anche dalle testimonianze rese da diversi imprenditori vittime”.

Gli investigatori hanno documentato “con certezza” almeno cinque episodi del passaggio delle tangenti dalle mani degli esponenti della Cascina a Odevaine, l’ultimo il 6 ottobre scorso quando l’uomo riceve una mazzetta da 15 mila euro che Parabita gli consegna nella sua abitazione. “Questa volta, una volta nella vita – dice Odevaine in una delle tante conversazioni intercettate – vorrei… quantomeno… non regalare le cose, insomma … almeno io da questa roba qua… visto anche che sto finendo di lavorare in Provincia e quant’altro almeno ce vorrei guadagnà uno stipendio pure pe me”. Un guadagno che, in una telefonata con il suo commercialista Stefano Bravo, Odevaine quantifica in 50 mila euro: “”ti spiego l’accordo con La Cascina per i prossimi tre…sono accordi che riguardano circa 50mila euro al mese…in teoria io me ne posso andà al mare”.

Il Centro su cui Odevaine sembra avere il controllo totale è quello di Mineo.  “Il bando – afferma ridendo riferendosi alla gara per l’appalto – diciamo che è abbastanza blindato… insomma…non…sarà difficile che possa aggiudicarselo qualcun altro…è quasi impossibile”. Ma Odevaine chiama in causa anche Gianni Letta che, quando si decise di aprire il Cara, “fece un piacere a Pizzarotti… dandogli un sacco di soldi…gli pagavano più di 6 milioni l’anno di affitto”. La gestione, inoltre, fu affidata “alla Croce rossa direttamente, senza gara senza niente” anche se “costava il doppio di qualunque altro centro in Italia”: 90 euro invece che 45 euro a migrante. Questo perché, è la sua tesi, nella Cri “c’è la moglie de Letta”. In realtà, annotano gli investigatori, Odevaine fa probabilmente riferimento a Maria Teresa Letta, sorella di Gianni Letta e vice presidente della Cri.

“Non so di che parlino Odevaine e il suo commercialista – dice Letta – non conosco nè l’uno nè l’altro, non mi sono mai interessato del centro di Mineo, una vicenda che non è stata mai seguita da me ma da altri”. È l’allora capo della protezione civile Franco Gabrielli a volerci vedere chiaro. “Gabrielli mi dice ‘prenditi ste carte…guarda un attimo perché secondo me sta cosa costa sproposito…fatti i conti perché in caso lo chiudiamo”. E si arriva così alla gara d’appalto vinta, tra gli altri, da La Cascina. Dalla quale arriveranno, secondo l’accusa, le mazzette.

Raccontando la vicenda di Mineo Odevaine parla anche di Alfano e del suo partito, sostenendo che “Comunione e liberazione lo appoggia… stanno finanziando…sono tra i principali finanziatori” del partito. “Mai avuto finanziamenti da Cl” replica Ncd. 

Dopo Mineo l’attenzione si sposta su San Giuliano di Puglia. Anche in questo caso Odevaine si mette a disposizione de La Cascina, “concordando una ulteriore retribuzione”. Di cui però non parla “per scaramanzia”: “aspettiamo la gara e su quella ci danno un utile punto e basta…”. Comunque, “se sono mille e io ti chiedo 2 euro è il minimo proprio che te posso chiede, comunque so 60mila euro al mese no? senza lavorarci eh?”. L’unica sua preoccupazione sembra essere il fatto che i manager della Cascina hanno timore che venga scoperto il giro di tangenti. “Non me pagano, non pagano non so più fare – sbotta – Non sanno come darmeli non vogliono non accettano nessuna soluzione che gli ho prospettato sono tutti paranoici perché c’hanno paura di tutto, perché non vogliono neanche lontanamente possa risultà qualche collegamento tra me e loro”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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