Librino, 21 enne arrestato per maltrattamenti sulla compagna (incinta) di 18 anni
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CATANIA - I carabinieri della stazione di Catania Librino, su disposizione della Procura Distrettuale della Repubblica, hammo messo ai domiciliari un 21enne catanese, indagato per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate, percosse e danneggiamento.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno fatto luce su un caso di maltrattamenti nei confronti di una giovane di 18 anni, neomamma di una bambina di appena 2 mesi di vita, la quale ha subito la violenza fisica e psicologica del fidanzato sin dall’inizio della loro tormentata relazione sentimentale, nata solo un anno addietro.
La ragazza aveva conosciuto il suo compagno attraverso la comune frequentazione di un noto social media e dopo poco era rimasta incinta del suo ragazzo. Inizialmente e di comune accordo, il giovane si era trasferito presso l’abitazione dei futuri suoceri ma, sin da subito, il suo carattere irascibile e violento aveva preso il sopravvento. Continui erano i suoi insulti alla gestante in presenza dei suoi genitori i quali, nonostante tollerassero a denti stretti le umiliazioni della figlia, erano considerati ostili dal ragazzo il quale riteneva che invece condizionassero negativamente la compagna nei suoi confronti.
Il giovane era pertanto riuscito a convincere la fidanzata ad abbandonare l’abitazione familiare per trasferirsi invece in quella dei suoi genitori: ma qui la situazione è peggiorata tanto da far tornare sui suoi passi la ragazza che, chiesto aiuto al padre, era rientrata nella sua abitazione.
Da questo momento la ragazza è stata continuamente oggetto di minacce da parte del suo ex compagno, affinchè riallacciasse la relazione e ritornasse a vivere nella sua casa ma, ai suoi dinieghi, erano cominciate le intimidazioni anche nei confronti di suo padre come quella volta che, alle 4 del mattino, sotto l'abitazione, gli ha detto: «Non comandi tu quando io voglio parlare con lei le parlo, tu non sei nessuno vattene o ti ammazzo! Se vengo con mio cognato che ha fatto nove omicidi con te diventano dieci, ti ammazzo, vattene sbirro! …».
In effetti, qualche giorno dopo, il giovane si era presentato sotto casa del padre della ragazza in compagnia del cognato che, spavaldamente, lo aveva minacciato. «Sei un uomo morto!». E nel giro di pochi giorni il cognato dell’ex compagno della figlia è tornato per distruggere la sua autovettura con un bastone. Con lui c'erano anche una ventina di ragazzi di quartiere in scooter che hanno cominciato a sfidare l'uomo: «… perché non scendi adesso? Scendi che ti ammazziamo! …».
Ma il peggio doveva ancora venire perché la ragazza il giorno della nascita della figlia, per aver preferito la presenza della madre in sala parto anziché quella del suo ex compagno, fece infuriare quest’ultimo che nella sala d’attesa del reparto di ginecologia dell’ospedale Garibaldi di Catania, spalleggiato dal proprio zio, insultò il padre della partoriente e lo percosse minacciando anche la figlia e aggiungendo che sino a quel momento non era stata picchiata solo perché in stato di gravidanza.
Minacce ripetute alla ragazza anche in presenza dell’infermiera che l’assisteva all’uscita dalla sala parto: «Appena esci mia sorella ti “scucchia” (ti picchia, ndr), ora che hai partorito sei una femmina che cammina morta!».
Minacce che, dopo neanche un mese, si sono realizzate in occasione di una sua visita presso l’abitazione dei genitori degli ex suoceri, dove si era presentato «per conoscere la bambina». Sul pianerottolo della scala del palazzo infatti, proprio dinnanzi alla porta d’ingresso, il ragazzo aveva ricevuto la bambina tra le braccia dall’ex compagna ma, appena aveva compreso che il padre di lei non c'era, aveva cominciato ad insultarla con epiteti irriferibili colpendola contemporaneamente con pugni che l’avevano quasi tramortita rischiando di far cadere la piccola, la ragazza ha riportato un trauma alla testa con una prognosi refertata di 10 giorni.
L’escalation della gravità dei comportamenti del giovane hanno indotto la ragazza a confidarsi con i militari la cui attività, diretta da questa Procura, ha consentito di consolidare il quadro probatorio a carico dell’indagato e di richiedere la misura degli arresti domiciliari emessa dal Gip del Tribunale etneo.