Differenziata in Sicilia: luci e ombre Male le metropoli, bene 80 Comuni
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PALERMO - Lo strano caso della Sicilia della raccolta differenziata, che aumenta i suoi ritmi e i livelli di raccolta specifica (anche se ancora lontani da quelli richiesti), prima ancora del diktat di giugno del governo regionale, finito al centro delle polemiche anche dopo la pronuncia del Tar siciliano che ha sospeso gli effetti della parte che prevedeva la decadenza dei sindaci inadempienti rispetto all'obbligo della scelta del contraente per portare i rifiuti fuori dalla Sicilia.
Numeri che riflettono una realtà variegata ma con cifre incoraggianti, in media, rispetto al passato. Sono 80 i Comuni siciliani che rientrano fino al 60% della differenziata. A 5 punti cioè dalla soglia che oggi rappresenta nella media “il magic number” per alleggerire le discariche dell’Isola. Settanta invece i Comuni tra il 50% di differenziata e il 40% e ben 39 Comuni sotto la soglia del 10%.
Risultati da migliorare anche per molti dei capoluoghi di provincia della Sicilia. Se infatti Agrigento “stampa” una buona performance con il 66,5%, attardate sono Messina e Siracusa (rispettivamente 17,7% e 17,5%). Indietro, pesantemente, Catania (7,1%) mentre per Palermo manca il dato di maggio e aprile si ferma al 14,7%. Nella proverbiale via di mezzo stazionano invece Caltanissetta (35,3%), Enna (34,4%), Ragusa (27,2%) e Trapani (24,2%).
Proprio le aree metropolitane di Catania, Messina e Palermo erano finite sul banco degli imputati, nell'ordinanza di Musumeci di giugno: «Le percentuali più basse di raccolta differenziata si riscontrano nelle 4 grandi città dell’isola (Palermo, Catania, Messina e Siracusa, con popolazione sopra i 100mila abitanti) che sommano al 25% della popolazione e al 30% dei rifiuti prodotti nell’isola e che si attestano al 10-11% di raccolta differenziata», era stata la sconsolante premessa. Sul podio, nella classifica che viene fuori dal report dell’Ufficio speciale per il monitoraggio e l’incremento della raccolta differenziata della Regione, vanno Joppolo Giancaxio (86,1%) Zafferana Etnea (85,2%) e Cattolica Eraclea (84,3%). Un punto in meno (83,5%) per Licodia Eubea. Percentuali di tutto rispetto anche per Rometta, (83,2%) e Prizzi (82.4%). Nella decina al top anche Santa Elisabetta, Limina, Longi, San Michele di Ganzaria e Ramacca.
Buono anche il risultato a maggio di alcuni centri della Sicilia interna come Ribera, al quattordicesimo posto (74,4%), o Belpasso (70,9%) al 29esimo posto. Misterbianco con i suoi 49.634 residenti arriva al 66esimo posto con il 64,3%. Tra i centri più popolosi spicca anche Carini (38.627 abitanti) che centra il 62,6% che vale il 75esimoposto.
Tra i dati dei principali centri turistici siciliani Taormina è sotto la soglia del 20% (17,4%) e Cefalù le rimane accanto (14,4%). Un po’ meglio (18,7%) San Vito Lo Capo. Indietro Licata, Troina, Godrano, Vicari o Barrafranca.
Storie diverse quelle raccontate dai territori siciliani che annaspano ancora, nonostante il rafforzamento di una crescita tendenziale. Dove l’intermediazione sociale ha funzionato e i modelli di organizzazione della differenziata (parrocchie “in primis”) hanno dato una marcia in più, la percentuale è stata ovunque mossa dal suo torpore. Il messaggio legato alla convenienza del cittadino a differenziare e all'aspetto motivazionale in grado di rompere il circolo vizioso di una mentalità del passato disabituata, rientra tra le azioni del “piano di attacco” di Alberto Pierobon, assessore regionale ai Rifiuti.
Stona nel panorama del consolidamento della Sicilia della differenziata il passo lento di Palermo e Catania, senza la cui crescita sarà difficile nel medio periodo, cambiare il finale di questa complessa e articolata storia.