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Biancavilla, non è stata una rapina in villa

Biancavilla, non è stata una rapina in villa Alfio Longo ucciso da moglie: “Era violento”

"Mi picchiava col bastone con cui l'ho ammazzato" / VIDEO

Di Redazione |

Nessuna rapina violenta, né banditi spietati. A uccidere Alfio Longo nella sua vila di Biancavilla è stata la moglie, Vincenzina Ingrassia. La donna che ha inscenato una rapina, è stata fermata da carabinieri di Catania. Il provvedimento è stato emesso dal procuratore Michelangelo Patanè. E’ stata la donna a confessare il delitto dopo una notte di interrogatori.

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Alfio Longo – ha raccontato – aveva “scatti violenti” e lei lo avrebbe ucciso, inscenando poi una rapina, perché “stanca di subire”. Questo è almeno quanto confessato ai carabinieri di Catania. Il fermo e l’ammissione di colpa da parte della donna sono stati confermati dai militari dell’Arma di Catania: “La notte scorsa – si legge in una nota – a seguito di pressante ed articolato interrogatorio è stata fermata Vincenzina Ingrassia, di 64 anni, che ha confessato l’omicidio del proprio coniuge”.

Era stata la donna, ieri mattina poco prima delle 5, a lanciare l’allarme urlando che ha fatto correre sul posto dei vicini della villetta della famiglia Longo alle pendici dell’Etna in territorio di Biancavilla. “Sono entrati in due col volto coperto, mi hanno costretto a legarlo e poi hanno legato Alfio, mio marito ha reagito e quando ha detto vi ho riconosciuti lo hanno ucciso con colpi di legno in testa”: è stata la ricostruzione della donna fornita ai carabinieri. Nella notte il crollo e la confessione.

I dubbi erano comunque emersi subito sulla dinamica della presunta rapina in villa con omicidio commessa a Biancavilla. Delle piccole incongruenze che andavano approfondite, come hanno fatto i carabinieri del comando provinciale di Catania e della compagnia di Paternò. Nella notte poi è emersa la verità. La donna è stata fermata per omicidio. E già ieri si parlava di gialli. La coppia, per esempio, aveva la passione per i cani, anche quelli randagi, che accudiva nella loro villa. Eppure la notte della tragedia nessuno nella zona li ha sentiti abbaiare. ”Strano – ha commentato un vicino – si fanno sentire spesso e anche da lontano”.

Un altro dubbio che avevano gli investigatori era la scelta dell’obiettivo da parte dei rapinatori: una villetta di lavoratori, ma non di persone ricche. In una zona, hanno raccontato i vicini, che “è stata sempre tranquilla”. E infine anche il bottino: poche centinaia di euro e, soprattutto due anelli dell’uomo, compresa la fede nuziale della vittima, e non quella della moglie. Un particolare quest’ultimo che oggi ha un’altra chiave di lettura: non una rapina, ma una separazione violenta con omicidio.

LA CONFERENZA STAMPA IN PROCURA. “Aveva subito maltrattamenti in 40 anni di matrimonio, anche la sera prima dell’omicidio, lui l’ha percossa con lo stesso legno che lei ha usato per ucciderlo”. Lo ha detto il procuratore di Catania Michelangelo Patané parlando dell’inchiesta dell’omicidio in villa a Biancavilla, sottolineando però che “non sono mai state presentate denunce per maltrattamento da parte della donna, che si sarebbe limitata a confidarsi con qualche amica”. Il procuratore, durante la conferenza stampa, ha invitato chi è vittima di violenze a “denunciare subito e non aspettare turbamenti omicidi”. “La sua qualità della vita – ha aggiunto parlando della donna – adesso non cambia perché questo fatto drammatico peserà sul suo futuro”.

Vincenzina Ingrassia ha “provato più vergogna che rimorso” dopo aver confessato l’omicidio del marito. Lo ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Catania, Alessandro Casarsa. “Si è liberata – ha aggiunto – di un fardello fatto di anni di violenza di ogni genere. Ha detto che lui la massacrava da anni ma ci ha anche chiesto ‘ma questo si saprà in Paese?'”.

 “La scena del crimine parla e se la ricostruzione non coincide con quello che dicono i testimoni, vuol dire che c’è qualcosa che non va”. Lo ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Catania, colonnello Alessandro Casarsa, sull’inchiesta dell’omicidio in villa a Biancavilla. Tra le incongruenze nella versione data da Vincenzina Ingrassia, fermata per l’omicidio del marito Alfio Longo, dopo avere simulato una rapina, quella dell’assenza di sangue nella stanza dove ha detto che l’uomo era stato colpito: “Se tu dici che tuo marito sanguinava – ha precisato l’ufficiale – e noi non troviamo tracce ematiche, c’è qualcosa che non va”. Tra gli indizi che non hanno convinto i militari dell’Arma, anche il disordine ‘apparentè: la casa era quasi in ordine e nulla era buttato per terra con i cassetti appena socchiusi. Altro particolare che non combaciava la dichiarazione che in casa non ci fossero soldi o armi, che sono stati invece trovati. La donna aveva affermato che il marito aveva fatto dei prelievi nel pomeriggio, ma un rapido controllo l’ha smentita. Tutto questo, ha spiegato il colonnello Casarsa è stato possibile grazie all’ impiego di personale altamente specializzato come l’arrivo a Catania di militari della sezione crimini violenti del Ros, che ha reso più veloci tutti gli accertamenti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA