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Rogo sull’Etna, ma i Forestali non possono spegnerlo

Di Francesco Vasta |

CATANIA – Brucia anche il cuore pulsante della produzione vinicola del vulcano. Quell’Etnashire che si vorrebbe locomotiva di sviluppo è rimasto senza difese proprio nei giorni dell’afa e dell’emergenza incendi – che non può più definirsi tale. Accade così che, venerdì scorso, mentre le fiamme spadroneggiavano in contrada Guardiola – vicino Passopisciaro, frazione di Castiglione di Sicilia – gli operai forestali accorsi sul posto delle squadre antincendio del Distaccamento di Linguaglossa debbano assistere impotenti allo scempio perché privi dell’idoneità alla professione certificata da un medico. Mancava cioè una semplice visita. Un passaggio di routine programmato fuori tempo massimo per questi precari per cui la Regione nel complesso ha stanziato, solo quest’anno, 80 milioni di euro. Senza certificato non si può intervenire, e così a fronteggiare l’incendio ad un passo dai pregiati vigneti di quota mille c’erano solo vigili del fuoco, volontari e gli uomini delle cantine minacciate.

«Questa è la realtà, non si organizza in tempo nemmeno un controllo – racconta sconsolato l’autista della squadra Gaetano Giacca – ma non c’è da stupirsi, da sette anni non abbiamo una tuta da lavoro nuova ed abbiamo in dotazione veicoli vecchi e senza assicurazione». Gli operai dunque non più emblema di spreco, ma ormai quasi vittime di un sistema che non serve più a nessuno. «Paradosso vuole che si siano avviate in grave ritardo delle figure che di fatto non posso operare – aggiunge Alfio Di Vincenzo, segretario provinciale del sindacato di categoria Sifus – Poi però assistiamo al massiccio impiego di canadair che costano 14 mila euro a lancio».

Ci sono anche dubbi sulla tempestività degli interventi, come spiega il sindaco Antonio Camarda: «Solo alle due di notte si è iniziato a spegnere le fiamme, ma in un territorio così prezioso non ci si può più permettere di gestire le cose alla leggera». A Castiglione, peraltro, la convenzione tra Comune e Forestale è stata rescissa da anni e non c’è dunque alcuna sinergia nelle attività messe in campo. «Quindici nostri operai hanno lavorato per spegnere l’incendio fino a tarda notte – dice poi Vincenzo Lo Mauro, ad di Vini Franchetti – ma mi indigna ancor più pensare che per cose così non ci saranno mai responsabili, si andrà avanti come se niente fosse, come sempre».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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