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Palagonia, cresce l’allarme sicurezza

Palagonia, cresce l’allarme sicurezza Dito puntato sul Cara di Mineo

Lo Stato “sott’accusa”: Salvini attacca, il sindaco chiede risposte

Di Redazione |

CATANIA – «Oltre alla partecipazione al dolore della famiglia, al lutto cittadino, bisogna dare risposte alla gente che vuole più controlli e sicurezza dallo Stato, e la riunione di oggi va verso questa direzione». Le parole del sindaco di Palagonia, Valerio Marletta, interpretano gli umori della suo comunità all’indomani del violento duplice omicidio di via Palermo per il quale è stato fermato un ivoriano che era ospite nel Cara di Mineo, il grande centro di accoglienza per i richiedenti asilo politico a pochi chilometri da Catania. Da quando hanno aperto il Cara di Mineo in paese ci sono state delle polemiche sulla presenza di migranti a Palagonia e in altri centri del Calatino e sulla sicurezza. E dopo il fatto di cronaca nera di ieri, oggi se è riunito in prefettura di Catania il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Una riunione convocata proprio per studiare le prime risposte dello Stato a quanto accaduto.

«Nella riunione che oggi è stata convocata si va verso questa direzione – ha sottolineato il primo cittadino di Palagonia -. Già in questi giorni arriveranno le prime pattuglie, si lavorerà in sinergia tra carabinieri, guardia di finanza, polizia. Si è chiesto un maggiore controllo anche al Cara di Mineo, per chi esce dalla struttura, ma anche per chi entra. Il Prefetto ci ha rassicurato che anche nella gestione del Cara, che è commissariata, lo Stato avrà un’attenzione maggiore. Il territorio ha bisogno di maggiore sicurezza, al di là dei migranti o meno. E lo Stato ha il diritto e il dovere di esercitare questo servizio».

A puntare il dito contro lo Stato era già stata questa mattina la figlia dei coniugi uccisi. «Renzi venga qui e mi spieghi, mi dia delle risposte, delle sue scuse non so che farmene, i miei genitori sono morti, è anche colpa dello Stato», aveva detto Rosita Solano, una delle due figlie Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez. «Il governo italiano, il popolo italiano è messo in balia di tutta questa gente – aveva aggiunto – perchè non fanno altro che accogliere, accogliere ma non si accoglie per accogliere. Vengono qui a rubare, ad ammazzare. Vengono a maltrattare le persone che li ospitano? Vogliono questo, vogliono quello… ».

Parole alle quali si è immediatamente agganciato il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, con un duro post su Facebook: «La figlia della coppia uccisa a Catania dice: “È colpa anche dello Stato se i miei genitori sono stati uccisi, perché permette a questi migranti di venire qui da noi e di fare quello che vogliono”. Ha ragione, un abbraccio e una preghiera. Ma non è colpa “anche” dello Stato, è colpa solo dello Stato. Renzi, Alfano e Boldrini, siete pericolosi». Parole che non hanno mancato di creare le consuete polemiche con il segertario leghista accusato di “sciacallagio” per la strumentalizzazione della vicenda.   Ma oggi sono in tanti a mettere sott’accusa lo Stato e a chiedere la chiusura del grande centro di accoglienza alle porte di Catania. Da Giorga Meloni di Fratelli d’Italia a Vincenzo Gibiino di Forza Italia, fino a una lunga schiera di deputati leghisti. Ma anche il M5s (con un post su Facebok del deputato regionale Giancarlo Cancelleri) chiede di mettere la parola fine al Cara di Mineo e a questo sistema di gestione dei flussi migratori.   A proposito delle parole pronunciate da Rosita Solano, figlia di Vincenzo e Merceds, uccisi nella loro villa a Palagonia, il sindaco ha spiegato: «Penso che la signora voglia rappresentare cosa è venuto a mancare. Quando si arriva ad una tragedia come questa, qualcosa non ha funzionato e anche io penso che qualcosa non ha funzionato, nella gestione dei centri per l’immigrazione probabilmente non ha funzionato il giusto controllo che ci dovrebbe essere. La signora da contribuente, da cittadina, da madre pretende che queste cose non accadano più».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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