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Commemorazione Generale Dalla Chiesa

Commemorazione Generale Dalla Chiesa Rita: «Mio padre vittima di serie B»

e aggiunge: «Crocetta assente? Ah sì, non me ne ero accorta»

Di Redazione |

«Nella ricorrenza del 33° anniversario del vile attentato in cui persero la vita il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, desidero rendere il partecipe e commosso omaggio del popolo italiano e mio personale alla loro memoria. Il Prefetto Dalla Chiesa, con la sua inflessibile battaglia contro l’insidiosa opera di organizzazioni terroristiche e criminali e la sua azione intelligente e tenace, rappresenta particolarmente per le nuove generazioni un grande esempio». Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Il sacrificio di uomini e donne impegnati nella lotta alla violenza mafiosa e nella strenua difesa dei principi democratici costituisce un costante e severo richiamo, per le istituzioni e i cittadini, a una comune offensiva contro ogni forma di criminalità organizzata e le sue ramificazioni nel tessuto sociale – sottolinea il capo dello Stato -. Con la ferma convinzione che la salvaguardia dei valori della democrazia e della libertà vada garantita con la mobilitazione e il contributo di tutti i soggetti istituzionali e delle forze politiche e sociali, rinnovo le espressioni di vicinanza alle famiglie Dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo».

Alla messa in ricordo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, celebrata nella chiesa di San Giacomo dei Militari, all’interno della Caserma sede del Comando Legione Carabinieri Sicilia, a Palermo. In prima fila anche le figlie del generale Dalla Chiesa, Simona e Rita. Ad officiare la messa il cappellano della legione don Salvatore Falzone. «Dio ci ha donato la luce che rischiara le tenebre e i nostri caduti che hanno agito e operato per la luce e nella luce», ha detto il parroco. Presente il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette, il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, il Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, i Prefetti di Palermo, Agrigento e Caltanissetta, ma anche il vicepresidente della Regione siciliana Mariella Lo Bello e il sindaco Leoluca Orlando.   A Palermo anche la figlia, Rita Dalla Chiesa, che a margine della cerimonia, ha detto: «La scelta di vivere anche qui a Palermo mi è costata molto psicologicamente. Mi sono detta sì, perchè i miei genitori amavano molto questa città e perchè qui lo sento vicina più che da ogni altra parte». Ai giornalisti che le facevano notare le persone affacciate ai balconi come segno di cambiamento, ha detto: «No, quella sera non c’erano persone affacciate. O sono cambiati gli inquilini o hanno preferito non vedere e non sentire».   In merito alla denuncia dei giorni scorsi per un maggiore decoro e pulizia della lapide che in via Isidoro Carini ricorda la strage, ha sottolineato: «Io ho sempre avuto la sensazione che mio padre, amatissimo in tutta Italia, in realtà a Palermo sia una vittima di serie B rispetto a chi a Palermo ci ha messo la vita per difendere i siciliani, perchè non era siciliano. Ma da quella sera dell’omicidio, molto è cambiato, i siciliani hanno iniziato a capire e a ribellarsi. Se i siciliani si liberassero veramente dai problemi forti con cui sono costretti a convivere, avremmo di certo una Palermo che tutto il mondo ama, dove per girare il mondo non c’è bisogno di prendere magliette con scritto ‘io sono mafioso».   E sull’assenza del presidente della Regione, aggiunge: «Crocetta era assente? Ah sì, non me ne ero accorta. Come mai? Non si sa? ». Così Rita Dalla Chiesa, a Palermo, a margine della cerimonia di commemorazione dell’eccidio di via Isidoro Carini dove il 3 settembre di 33 anni fa vennero uccisi il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo. «Amava il generale Dalla Chiesa, Crocetta? È in vacanza? Non so, chiedo – ha aggiunto Rita Dalla Chiesa -, da giornalista mi piacerebbe sapere perché qui non c’è Crocetta». In rappresentanza della Regione siciliana, alla cerimonia era presente il vice presidente Mariella Lo Bello.   Sette corone di fiori, l’una accanto all’altra, con quelle della Presidenza della Repubblica e del governo Renzi quasi a “incorniciare” la lapide, in via Isidoro Carini, che ricorda l’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo, uccisi dalla mafia 33 anni fa, a Palermo. In realtà, le corone dovevano essere 8. Mancava quella della Cgil, lasciata appoggiata a un edificio, sul marciapiede opposto a quello della lapide. Qualcuno ha dimenticato di sistemarla assieme alle altre prima dell’avvio della cerimonia con il ministro degli Interni, Angelino Alfano, i familiari delle vittime, e le autorità istituzionali, militari e civili. Una “dimenticanza” che ha mandato su tutte le furie i sindacalisti della Cgil presenti alla cerimonia, con in testa il segretario di Palermo, Vincenzo Campo. La segreteria del sindacato ha protestato alla fine della cerimonia, chiedendo spiegazioni al cerimoniale. «È il secondo anno che accade», fa notare la Cgil.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA