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Scicli, cani killer: condannatil’ex sindaco e il custode animali

Scicli, cani killer: condannati l’ex sindaco e il custode animali

Due condanne a cinque assoluzioni nel processo nato dall’inchiesta sui cosiddetti “randagi killer” di Punta Pisciotto a Scicli, in provincia di Ragusa, che il 15 marzo 2009 aggredirono ed uccisero Giuseppe Brafa

Di Redazione |

PALERMO – Due condanne a cinque assoluzioni nel processo nato dall’inchiesta sui cosiddetti “randagi killer” di Punta Pisciotto a Scicli, in provincia di Ragusa, che il 15 marzo 2009 aggredirono ed uccisero il piccolo modicano Giuseppe Brafa, e due giorni dopo ferirono gravemente la tedesca Marija Stefanie Mikulcic.  

L’ex sindaco di Scicli Giovanni Venticinque ha avuto inflitta la pena più pesante: sei anni e due mesi di reclusione. Il custode dei cani Virgilio Giglio, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione. Venticinque è stato interdetto in maniera perpetua dai pubblici uffici, il custode solo per cinque anni.  

Assolti i veterinari dell’Asp 7 Antonino Avola, Roberto Turlà e Saverio Agosta, così come i dipendenti comunali Salvatore Calvo e Giuseppe Pisana. La sentenza è stata emessa dal collegio penale del tribunale di Ragusa presieduto da Vincenzo Saito. Venticinque, Giglio e il comune di Scicli dovranno risarcire le vittime che si erano costituite parti civili: 360 mila euro alla mamma del bambino, 350 mila euro al papà e 100 mila euro alla sorella. La pubblica accusa sostenuta in aula dal pm Alessia la Placa aveva chiesto complessivamente 28 anni di carcere per tutti gli imputati. La richiesta maggiore: cinque anni e mezzo di carcere per l’ex sindaco di Scicli. Il collegio è stato ancora più duro.  

Brafa fu sbranato vivo mentre pedalava in bici da un branco di randagi, gli stessi che qualche giorno dopo aggredirono anche una turista tedesca che faceva jogging di buon mattino sulla spiaggia di Sampieri, sfregiandole il viso e lasciandole ferite di cui ancora oggi porta le cicatrici, ma che fu salvata tempestivamente dall’intervento di un carabiniere. «La problematica del randagismo – spiega Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’Associazione dei comuni siciliani – a distanza di anni da quel evento drammatico resta particolarmente grave a causa di diverse ragioni tra cui il mancato e necessario raccordo tra i comuni e le istituzioni interessate. In seguito a ciò le amministrazioni locali si sono trovate spesso da sole nel dare attuazione ai numerosi adempimenti previsti dalla legge regionale 15/2000».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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