"Negazione", storia di amore e passione sullo sfondo della mafia siciliana
Il romanzo di Enrico Bellavia
La storia della Mafia siciliana è costellata da Amori e Passioni avvicendate da eventi tragici e da vite spezzate. Questo racconta Enrico Bellavia, penna del giornalismo d’inchiesta siciliano e italiano nel suo libro che sta riscuotendo enorme successo della critica nazionale dal titolo “Negazione” edito da Laurana.
Enrico Bellavia, giornalista, in attività dal 1985, ha lavorato a Palermo e a Roma. Esordi a Canale 21 dove è rimasto per dieci anni, poi due anni al Mediterraneo, quindi dal 1997 al 2020 a Repubblica. Cronista, poi caposervizio a Repubblica Palermo, quindi nell’ufficio centrale di Repubblica Roma e caporedattore alla cronaca di Roma. Da gennaio 2021 è caporedattore centrale a L’Espresso. Ha pubblicato, con Salvo Palazzolo, “Falcone Borsellino. Mistero di Stato”, Edizioni della Battaglia, 2002; “Voglia di mafia”, Carocci, 2005; “Iddu”, scritto con Silvana Mazzocchi, Baldini Castoldi Dalai, 2007; “Il cappio”, con Maurizio De Lucia, Bur, 2009; “Un uomo d'onore”, Bur, 2010; “Soldi Sporchi” con Pietro Grasso, Baldini Castoldi Dalai, 2011; “Sbirri e padreterni”, Laterza, 2016. Menzione al premio Francese, ha ricevuto il premio L’Ora e il premio Rocco Chinnici e il premio Coraggio della città di Sestu, in memoria di Emanuela Loi. Ha collaborato con Micromega e Limes, a numerosi documentari sul tema della lotta alla mafia, è autore del format Relè sulle piattaforme di Repubblica e L’Espresso.
L’Amore al tempo della Mafia è una storia di crimine dove Alba una bella donna siciliana di buona famiglia con un matrimonio agli sgoccioli, incontra Sandro, sposato e di borgata che viene travolto dall’accusa di omicidio mafioso in una città come Palermo ricca delle sue contraddizioni.
La narrazione inizia dall’aula bunker del carcere Ucciardone dove una decisione inaspettata da parte degli giudici porta Sandro a fuggire in latitanza e Alba a diventare la sua confidente e investigatrice spregiudicata.
Una fugace latitanza quella di Sandro che “lo vede salire su una Cinquecento, una delle sue tante auto scartate dopo che si era accorto di una volante della polizia in borghese che lo pedinava… e lungo un viadotto palermitano ha raggiunto un’officina, mollato l’auto e ripreso la strada maestra dove è ricomparso sicuro di aver seminato chi lo stava seguendo”.