Il Sicily unconventional folk dei Beddi che diventa manifesto di impegno sociale
A un anno dall’uscita di “Sugnu latru” tornano con un nuovo singolo “La mia Africa”: da “musicanti di Sicilia a cantautori d’impegno sociale
A un anno dall’uscita di “Sugnu latru” I Beddi tornano a stupire il loro pubblico con un nuovo singolo “La mia Africa” e tornano in una veste del tutto nuova: da “musicanti di Sicilia”a cantautori d’impegno sociale.
“La mia Africa” racconta la storia del ragazzo migrante morto nel Mediterraneo con una pagella cucita nella giacca.
Come mai avete affrontato questo tema?
«La mia Africa è la terra d’origine di ogni migrante, la patria concreta o ideale che ogni viaggiatore porta per sempre nel cuore- sottolinea Davide Urso – è un racconto in musica , un atto di testimonianza voluto fortemente , perchè è necessario parlare sempre del fenomeno migratorio che vede il Mediterraneo una falange da travalicare a tutti i costi che lo fa diventare un oceano di sofferenza, di disumanità nel nome di uno straziante realismo che non vogliamo piu avallare, nemmeno con il nostro silenzio. Forse non saremo in grado di dare un nome a quel ragazzo partito con tanti sogni nel cassetto , con tanta voglia di riscatto e la speranza di un futuro migliore, ma sicuramente possiamo dare dignità alla sua storia».
Come nasce questo progetto che vede i Beddi assieme a Ture Most ( pseudonimo di Salvatore Mostaccio ) bravissimo cantautore di Riposto?
«Siamo stati ispirati dal lavoro del Labanof ( laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’università di Milano ) e dalle tante istituzioni che lottano da anni per restituire l’identità ai morti nel Mediterraneo. Così abbiamo deciso di raccontare solo una storia tra le tante , quella che ci ha colpito che ci ha segnato nel profondo e che abbiamo eretto a simbolo di tutte le altre. Una collaborazione a “quattro mani “ con Most che si è concretizzata proprio quando Ture si è trasferito al Nord per lavoro, e ha dovuto lasciare la terra natìa, diventando un uomo diverso, in cerca di riscatto».
Dunque i Beddi hanno sposato una causa importante in una nuova veste che getta le basi di un futuro musicale innovativo che non disdegna qualche passaggio dalla tradizione ?
«Abbiamo voluto spiazzare , intrigare i fan- risponde Davide Urso - facendo crescere la nostra funbase, animando il mondo musicale e utilizzare il nostro ruolo mediatico per testimoniare e contribuire a ricostruire una coscienza collettiva attraverso le nuove contaminazioni che si trovano in questo singolo ”La mia Africa”che è un brano popolare che di folk siciliano ha ormai ben poco. Un singolo impegnato, confezionato con un sound volutamente non malinconico, un sound che spazia dall’afro beat, all’indie pop fono a sfiorare il cantautorato siciliano moderno Le nostre sonorità risultano sempre piu contaminate, vi via che i temi da trattare diventano universali . Cantiamo in italiano, francese , siculo, perchè per narrare la storia del ragazzo morto nel Mediterraneo non basta un genere musicale, né una sola lingua. ”Non chiamateci folksinger” è l’ultimo cd che mette in chiaro la posizione dei Beddi e il loro”Sicily unconventional folk “ termine coniato da Davide Urso , Mimì Sterrantino , Giampaolo Nunzio, Ottavio Leo, Alessio Carastro, Francesco Frudà. Con loro la new entry Noemi Carpinato . In coro ribadiscono : «Il Sicily unconventional folk è il nome del genere che abbiamo coniato per noi e da noi qualche anno fa , questa definizione descrive abbastanza bene quello che siamo e il nostro modo di comunicare utilizzando un linguaggio musicale che ha le radici nel folk , ma che si esprime utilizzando strutture appartenenti a mondi sonori e letterari differenti rispetto a quelli legati alla tradizione siciliana».