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Amanda Sandrelli: "La mia Lisistrata visionaria e bambina"

L'attrice protagonista della commedia di Aristofane stasera al Cortile Platamone di Catania

Ombretta Grasso

23 Giugno 2023, 16:07

lisistrata


Solare e inquieta, la voce sorridente e la bellezza di una madonna del Quattrocento, con la sua grazia da eterna ragazzina, Amanda Sandrelli, 58 anni
, ha attraversato cinema, teatro e tv a partire dal debutto giovanissima nell’84 nel film “Non ci resta che piangere”, cult con Benigni e Troisi. Nata sotto i riflettori dall’amore tra Stefania Sandrelli, 18enne, e Gino Paoli, sposato con un’altra donna, oggi «mamma chioccia», come si definisce, di Rocco e Francisco, il primo musicista l’altro al passaggio della maturità, ha alle spalle un lungo percorso, «sono una privilegiata, sono entrata dalla porta principale», ammette - con una lunga sfilza di titoli sul grande schermo, da “I giorni del Commissario Ambrosio” con Tognazzi a “Stefano quante storie” di Nichetti a “Nirvana”, e nelle serie in tv come “Perlasca” e “Il giudice Mastrangelo”, con Abatantuono, senza mai abbandonare il palcoscenico, soprattutto negli ultimi anni.
E in scena sarà stasera a Catania, nella Corte “Mariella Lo Giudice” del Palazzo della Cultura, ore 21, in “Lisistrata” di Aristofane che apre la rassegna “Nuovi confini” - organizzata dal Comune di Catania in collaborazione con l’associazione Algos – Monk Jazz Club e la compagnia Raffaello - inserita nel cartellone del Catania Summer Fest.


Il regista Ugo Chiti ne fa un adattamento con occhio contemporaneo. «Se si sceglie una commedia che ha 2500 anni non puoi non riscriverla, ma senza tradire Aristofane - racconta la protagonista - La prima parte è abbastanza fedele alla struttura originale, nella seconda Chiti ha restituito i cori con due coppie di anziani, una più incattiva l’altra con più speranze. Ha anche “sporcato” la lingua, ad esempio il personaggio della Spartana è affidato a una napoletana». Lisistrata guida la rivolta delle donne e lancia lo sciopero del sesso per fermare la guerra scontrandosi con arroganza e vanità degli uomini. «Non c’è solo la guerra tra Atene e Sparta - aggiunge l’attrice - ma anche quella tra maschi e femmine, un modo diverso di sentire la vita». Un testo comico, divertente, «molto ma molto sboccato, ma mai volgare – sottolinea – Chiti ha trovato una quantità di sinonimi straordinari per indicare l’organo riproduttivo maschile, come “il ciondolo”. Ci sono riferimenti continui. Il regista ha scelto di usare come metafora, il fascismo, un’epoca machista, soprattutto nel personaggio del Commissario. Da questo punto di vista la società non è andata molto avanti».


Lisistrata è “il generale” della lotta per la pace.
«Non ne faccio un capo, ma la punta di uno stormo. Lei parla per tutte - spiega l’attrice - Può sembrare un po’ una maestrina, ma in realtà è una visionaria. Una stratega e allo stesso tempo una bambina un po’ esaltata. La sua veemenza, la sua rabbia è la stessa che hanno i giovani, idealisti, coraggiosi, senza mezze misure. E le cose che si dicono in scena, ahimè, pur avendo 2500 anni, sono attualissime. Tra guerra e femminicidi in spaventoso aumento queste parole si sentono molto più vicine. L’idealismo di Lisistrata è importate, lo sento mio».
Con lei in scena Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Gabriele Giaffreda, Elisa Proietti e con Lucianna De Falco nel ruolo di Spartana. Scene di Giuliano Mariotti, costumi di Giuliana Colzi, luci di Marco Messeri, musiche di Vanni Cassori.


A luglio Amanda comincerà le prove di “Vicini di casa”, commedia spagnola, diventata anche film, con Gigio Alberti, Alessandra Acciai, Alberto Giusta, regia di Antonio Zavatteri che debutterà a Borgio Verezzi ai primi di agosto. C’è un regista con cui vorrebbe lavorare? «Sogno da sempre Nanni Moretti, lo adoro, il suo ultimo film “Il sol dell’avvenire” mi è piaciuto tantissimo. E proprio lui mi ha dato il premio Sacher d’oro per il film “Amori in corso”». Il cinema l’ha trascurata? «Ma no - ride - casomai ci siamo trascurati a vicenda. Mi sono dedicata alla prosa, dove si programma con anticipo, e nel tempo rimasto ho cresciuto i miei ragazzi. Dal primo spettacolo nel ‘92 “Né in cielo né in terra” di Duccio Camerini, mi sono innamorata del palcoscenico e di mio marito, Blas Roca-Rey, coprotagonista. Ci siamo sposati nel ’94 e siamo rimasti insieme per 18 anni. Con il teatro è stato amore a prima vista, ho capito che quello era il “mio” posto».