18 dicembre 2025 - Aggiornato alle 21:27
×

Dario Matteo Gargano, il virtuoso della chitarra sulle “corde” della creatività e del sublime

Il compositore e musicista catanese ha 38 anni

Grazia Calanna

12 Settembre 2023, 16:41

dario-matteo-gargano-

Suona la chitarra così da librare “sogni” altissimi. Stile e rapidità di esecuzione richiamano il mitico Petrucci, ancor più se si pensa alla fermezza della ricerca melodica e dell’eccellenza che, sempre, lo contraddistinguono. Parliamo di Dario Matteo Gargano, raffinato esecutore e compositore catanese (classe ’85). Laureato in “Lingue e Culture Europee, e Filosofia”, formatosi, all’Accademia musicale “Lizard” e l’Accademia teatrale, ha pubblicato diversi saggi sull’arte e sul linguaggio. Ha vissuto a Milano, a Firenze, a Ravenna e a Londra. Vive attualmente in Sicilia. In vista nell’imminente partecipazione al “Tao Art” di Taormina, lo abbiamo incontrato per una intervista.

Cultore della lingua quale sei, ti racconteresti in tre aggettivi?

«Tre aggettivi? Il primo è ‘sensibile’. Ci vuole veramente una sensibilità particolare per poter abbracciare la musica. Essa è l’olimpo delle emozioni umane, e quando è sublime è ispirata dagli dèi. Il secondo aggettivo è ‘virtuoso’, perché nell’arte bisogna essere – o almeno provarci ad essere – al limite, e più in oltre: è questo che innova e stravolge, sia nella tecnica che nella composizione. Il terzo aggettivo è ‘creativo’, che si collega in fondo anche con i due aggettivi precedenti. Essere creativi significa creare con l’immaginazione nella realtà. E amo realizzare questo».

Come nasce la tua passione per la musica, qual è stato il motivo propulsore e perché hai scelto la chitarra elettrica, cosa ti dona che gli altri strumenti non avrebbero potuto?

«L’ambiente socio-culturale in cui si cresce conta tantissimo: se ad un’età precoce si viene esposti alla musica più grande che sia mai stata composta, avverrà una sorta di miracolo: il bambino crescendo avrà una sorta di metro del gusto e una certa ambizione. Per me è avvenuto così. A casa mia sono cresciuto con la più grande musica, principalmente Rock, Hard Rock, Blues, ma anche Soul e Jazz. La collezione di dischi paterna per me è stata una miniera e un vero e proprio punto di partenza per avere la voglia di suonare la chitarra e diventare un chitarrista. Da bambino immaginavo di essere sempre su un palco a fare assoli con la chitarra elettrica come faceva Jimi Hendrix; è uno strumento che mi dà la più alta carica emozionale. Più tardi conobbi Eric Clapton, Van Halen, Steve Vai, Satriani, Paul Gilbert. Se non fossi un chitarrista probabilmente suonerei il violino, come Paganini».

Quali e per quali ragioni i tuoi artisti (musicisti) di riferimento?

«Oh, sono veramente tanti. Partirei dai Beatles ai quali sono legato, in una maniera veramente insolita, perché io di fatto appartengo ad un’altra generazione di molto posteriore a loro. Poi Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Queen, i Toto, i Van Halen, i Dire Straits, i Journey, gli Aerosmith, Todd Rundgren, i Police, i Guns N’ Roses, e durante la mia adolescenza e gli anni liceali i Mr Big, gli Extreme i Queensrÿche, i Dream Theater e potrei ancora continuare… Sono questi i gruppi che più mi hanno fatto innamorare della musica, e ai quali dovrei tutto quello che sono oggi».

Citeresti – sempre spiegandoci il perché – un brano per chitarra elettrica nel quale all’occorrenza ami trovare “rifugio”?

«A metà anni 2000 avevo imparato a suonare tra le tante, Eruption di Van Halen, e For The Love of God e Lotus Feet di Steve Vai, beh: direi Lotus Feet: è orchestrale, profondissima, emozionante, è l’ideale».

Qual è la tua attuale definizione di musica o se preferisci, considerando la tua estesa attività in ambito letterario teatrale e attoriale, la tua attuale definizione di arte?

«Essendo l’era dei Pesci finita, finisce anche l’era della bellezza e della musica. Non è una teoria o un credo. Attraversiamo delle ere astrologiche e ogni circa 2160 anni si incorre in un cambiamento spirituale dettato da certe leggi che sono state già rivelate da Pitagora, Platone, Plotino, Pico della Mirandola, solo per citarne alcuni. Siamo nell’Era dell’Acquario, e Urano porta freddezza e tecnologia, ma non bellezza e arte, di cui si era caratterizzata l’era dei Pesci. In pochi conoscono queste reali ragioni, e tra questi Rudolph Steiner, certamente. Comunque, un’anima come Freddie Mercury aveva già profetizzato quanto si sta inverando nell’attuale disastroso panorama culturale odierno. Mi spiace dirlo: saremo costretti a cercare nel passato per trovare il sublime nell’arte, a meno di un miracolo. L’arte ha subito un degrado. Non ci sono definizioni secche. Semplicemente la bellezza decade in favore del kitsch, e del trash. E il pubblico in massa segue pedissequamente a ruota».

-Quanta responsabilità senti sapendo che sei considerato tra i chitarristi più virtuosi in Sicilia avendo suonato le cose più ardue, dai Dire Straits ai Van Halen fino ai Liquid Tension?

«Se fosse vero sarebbe una grossa responsabilità! Conosco una marea di chitarristi bravissimi, nonostante in alcuni articoli io sia stato elogiato sempre entusiasticamente. Ma ciò che più conta comunque è comunicare l’emozione più sincera all’altro, al pubblico, nel momento in cui sto suonando. Arrivare a quella follia artistica che sia consapevole, come in una partitura di Verdi, o Bellini, o Stravinskij. A fare la differenza è questo: l’emozione sincera e profonda».

-Per salutare i nostri lettori, ci parleresti delle tue formazioni musicali e dei prossimi appuntamenti che ti vedranno sotto i riflettori?

«Attualmente sono impegnato in 3 formazioni musicali, una che ha riscosso molto successo è una tribute band dei “Dire Straits”, i “The Sultans of Swing”, composta da musicisti alquanto in gamba. L’altra è una formazione dedicata ai “Van Halen”, gli “Eddie’s Mood”, dove posso tirare fuori tutta la mia voglia di rock celebrano una delle più importanti band del 1900. L’ultima formazione è una formazione solista che vede me in qualità di solista. Tutto quello che faccio comunque, l’ho fatto sempre per il pubblico: è un atto di donarsi artisticamente agli altri. Suoneremo il 17 al Rosemary’s di Nicolosi, e l’11 di Ottobre al “Tao Art” di Taormina».

GRAZIA CALANNA