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Valeria, Goliarda e l’“Arte della gioia” di una vita scabrosa

La Golino regista della serie tv ispirata al libro della Sapienza scrittrice catanese dall’esistenza «debordante e dissonante»

16 Settembre 2023, 07:00

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Al SalinaDocFest in corso alle Eolie, direzione artistica di Giovanna Taviani, che ha eletto come tema 2023 “Donna oltre confini”, ci sta bene parlare della serie tv ispirata a “L’arte della gioia” della scrittrice catanese Goliarda Sapienza: 6 episodi in onda nel 2024 su Sky.

Valeria Golino è regista (terza volta dopo “Miele” ed “Euforia”) della serie di Sky original con Regione Siciliana e Sicilia Film Commission, scritta con altri quattro sceneggiatori. Lavoro da “far tremar le vene e i polsi” sulla ragazzina anticonformista nella Sicilia d’inizio ‘900 che scopre sessualità e desiderio di una vita migliore.

«La genesi – dice la Golino – risale a tanti anni fa, alla fortuna che ebbi di conoscere Goliarda (morta nel 1990). Avevo 18 anni e Citto Maselli, marito di lei, mi volle per il suo film “Storia d’amore”. Mi portò da lei perché mi facesse da coach (erano sposati dal 1949 e lei, trasferita dalla natìa Catania a Roma, aveva frequentato l’Accademia d’arte drammatica n.d.r.). Io napoletana dovevo interpretare una romana, istruita da una catanese! Conobbi Goliarda nella sua casa. Connubio astruso, presenza molto potente, donna molta vivida. Spesso in vestaglia e pantofole, spettinata, sigaretta in bocca. Sguardo e sorriso diseguali: severa, passava a sorrisi improvvisi. Si divertiva di quello che dicevo io. Parlavamo di molte cose, era affettuosa. Era già stata attrice, galeotta, sceneggiatrice. Mi sembrava più che matura ma era più giovane di quanto sia io adesso».

Quando ha letto il romanzo?

«Avevo 35 anni quando uscì. Ebbi subito l’idea del film. Appena è stato possibile avere i diritti ho cercato di ottenerli da Angelo Pellegrino ultimo marito e curatore dell’opera. Non avendo l’età per fare Modesta, non potevo che fare la regia. Libro dall’immaginario debordante, musicale, dissonante… ci abbiamo messo tre anni. Da un racconto così orizzontale si sarebbe perso molto a fare un film. La serialità si confà meglio».

Affinità tra Goliarda e Valeria?

«Modesta ha tratti di Goliarda ma non è un personaggio biografico. Alcuni tratti ed eventi scabrosi sono appartenuti alla scrittrice ma non tutti. Modesta è freak, oggi diremmo sociopatica, figura di donna non edificante. Si sente libera di amare, fare a meno della persona che ha amato e anche sbarazzarsene. Il libro è un tornado. Certo la regia è filtrata dalla mia personalità».
Goliarda Sapienza finì di scrivere nel 1976 “L’arte della gioia”, è scomparsa nel 1996 e il romanzo apparso scandaloso agli editori, è uscito in Italia postumo nel ‘98. La prima parte era stata già pubblicata in Francia.  

Come pensa che verrà accolta la serie?

«Quanti si aspettano quell’“arte della gioia”, i puristi, saranno delusi. Penso di aver fatto qualcosa di bello ma abbiamo dovuto inventare personaggi ed eventi che non c’erano nel libro. Spero che abbiamo salvato quella disobbediente equivocità».

Pellegrino che ha scelto di affidare a lei l’operazione, ha già visto qualcosa?

«E’ stato sul set a trovarci, ha letto trattamenti e sceneggiatura ma non ha ancora visto il montato. Temo Angelo, chi meglio di lui».

Conosceva Catania prima dei sopralluoghi?

«Sì ma da turista. La Sicilia non posso dire di conoscerla veramente. Mi sono innamorata dell’Etna, delle coste, di mille posti. Catania appare nell’ultima parte della serie. La seconda stagione se si farà sarà girata prevalentemente a Catania. Lo spero. Sarebbe la mia grande gioia».