Cinema, le 50 candeline di "Paolo il caldo"
Tratto dall'omonimo romanzo postumo di Vitaliano Brancati ha come protagonista Giancarlo Giannini in uno dei suoi primi successi
Uno dei primi successi cinematografici di Giancarlo Giannini è stata la partecipazione da protagonista a “Paolo il caldo”, il film, tratto dall'omonimo romanzo postumo di Vitaliano Brancati, diretto da Marco Vicario, che quest’anno spegne cinquanta candeline.
La storia di un giovane siciliano
“Paolo il caldo” ha come protagonista un giovane siciliano, Paolo Castorini, interpretato appunto da Giannini, soggiogato da una sensualità incontrollabile che cerca di sfogare prima nell'isola natale, poi a Roma. Le sue avventure, ora tragiche ora grottesche, costituiscono una vera e propria discesa agli inferi. Paolo, tormentato da quella che sempre più si rivela come una diabolica malattia, diviene schiavo di una pulsione erotica talmente prepotente da sconfinare nel mostruoso e nel demoniaco, mentre in lui si insinua l'esperienza della corruzione e della vecchiaia. “Paolo il caldo” è il ritratto in negativo, di straordinaria forza allucinatoria, del "maschio" meridionale, l'ultimo atto di un'epopea in cui, come ha scritto il critico letterario Geno Pampaloni, "la sensualità si fa lussuria, fosca e murata prigione, bramosia dell'impossibile, addio all'innocenza e alla ragione".
La fusione tra dramma e commedia
La particolarità della pellicola di Vicario sta in quella fusione di dramma e commedia, calibrando i momenti più genuinamente comici e distensivi a situazioni obbiettivamente più seriose e di un certo spessore anche emotivo.
Il cast
Il cast sia tecnico sia attorale, era invidiabile: Tonino Delli Colli alla fotografia e Gabriella Pescucci costumista, con Giancarlo Giannini che offrì tutte le sue temperature d’interprete al ruolo del titolo, affiancato da attori di prim’ordine. C’era Riccardo Cucciolla nei panni del malinconico padre di Paolo destinato al suicidio, mentre a Gastone Moschin toccò la parte del pusillanime zio Edmondo e a Lionel Stander quella del depravato barone-patriarca. Sul versante femminile, Ornella Muti dispiega tutto il proprio carisma erotico come angelo carnale utile all’iniziazione domestica di Paolino, mentre Rossana Podestà dà peso alla possessiva Ilia (la concubina romana che arriva a cucire la patta di Paolo per contenerne il priapismo), e Adriana Asti incarna efficacemente la mantide dei salotti letterari Beatrice. Troviamo poi Vittorio Caprioli nei panni del bilioso farmacista sottoposto, per la sua gelosia, alle sevizie dei nobili Castorini.
L'amore tormentato di Brancati e Proclemer
Un amore intenso è sofferto è stato quello fra lo scrittore siciliano Vitaliano Brancati e l’attrice triestina Anna Proclemer… tormentato dalla differenza delle loro vite, che li condannò ad una cronica lontananza. Il loro primo incontro avvenne nel 1942: 35 anni lui, autore già di una certa fama, 19 lei, impegnata nelle attività del Teatro dell’Università di Roma. Si sposarono nel 1947 (anno in cui nacque anche la figlia Antonia), quando la guerra e il fascismo che Brancati aveva apertamente ripudiato, avevano dato loro tregua. La nascita di Antonia acuisce la distanza: Brancati la accudisce volentieri ma manda anche alla moglie lettere che di certo non alleggeriscono il suo senso di colpa per la forzata distanza dalla figlia, a testimonianza di una tensione amorosa che il tempo non accenna ad allentare.