Marco Privitera, tra astrazione e figurazione, inaugura “Al punto di partenza” da “Scalamatrice33”
A Caltagirone nello spazio “Scalamatrice33” di Giuseppe Cona & Elide apre i battenti la mostra
A Caltagirone, il fulgido spazio “Scalamatrice33” di Giuseppe Cona & Elide apre (dal 2 dicembre) i battenti a tutti gli amici appassionati di arte contemporanea per presentare le opere di un giovane e talentuoso artista catanese, Marco Privitera. “Al punto di partenza” è il titolo della mostra accolta dalla “galleria non galleria”, scortata dalle riflessioni di Giuseppe Puglisi, “Ho conosciuto Marco Privitera durante il mio primo anno di insegnamento all'Accademia di Catania. Ricordo il primo dipinto che ho visto di lui, un paesaggio realizzato con larghe pennellate di pittura densa, incastrate tra loro come un’architettura che si va facendo. Mi colpì il suo stare in disparte, silenzioso. Non è cambiato molto da allora. È maturato, certo, ma il nucleo portante del suo talento è rimasto intatto. Il suo sguardo sulle cose alla ricerca di un significato oltre l'apparenza, tra astrazione e figurazione, rimane il cardine della sua ricerca”.
Com’è nata la sua passione per l’arte?
«La passione per l’Arte da quanto ne ho memoria c’è sempre stata. Sono nato circondato fin da subito da opere d’arte, da cataloghi di pittura, dalla suggestione del segno e dal profumo del colore, dal momento che mio padre, a sua volta è stato un giovane e meraviglioso pittore della Torino degli anni 60-70. Pertanto, affascinato da tutta questa bellezza ho iniziato a disegnare e poi successivamente dipingere molto precocemente. Ricordo che nei primi anni 90, quando ero molto piccolo, mio padre si metteva all’opera con i colori, realizzando degli schizzi di quelli che erano per me in quel periodo i personaggi della mia infanzia e penso proprio che sia nata lì la passione per l’arte, è il frutto di un gesto d’amore».
La sua pittura dagli esordi a oggi, verso quali ‘mete’ si dirige o vorrebbe si dirigesse?
«Mi sento di dire che la mia pittura fino a oggi ha sicuramente visto una serie di cambiamenti, dovuti sia allo studio della ricerca formale in maniera sempre più approfondita, sia alla scoperta di contenuti in linea con il desiderio di scoprire e conoscere sempre di più quella che è la mia natura. Infatti, associando la pittura a uno stato di benessere assoluto, non posso che pensare a essa come un mezzo per mandare avanti “l’indagine” di natura socratica, ovvero quella del “conosci te stesso”, unica formula - a mio modo di vedere - per la felicità su questo mondo, e dunque “meta” che per quanto mi riguarda merita di essere seguita. Dunque ciò che mi auguro è di continuare a lavorare con determinazione per riuscire a esprimere sempre di più, in maniera sincera e coerente quella che è la mia visione delle cose, prevalentemente tramite l’uso del colore, poi il resto verrà da sé».
Potendola definire, ci dice qual è la sua poetica pittorica?
«La mia poetica pittorica si basa principalmente sull’uso del colore, come linguaggio per comunicare emozioni. Attraverso i colori cerco di tradurre sensazioni e stati d’animo, usandoli proprio come se fossero delle parole all’interno del dipinto. In questo modo i colori non sono semplicemente decorativi, ma contribuiscono a costruire una narrazione visiva che parla direttamente all’osservatore, invitandolo a creare una connessione con l’opera».
Qual è il colore che sposa (o vorrebbe sposasse) la sua interiorità?
«Il colore che scelgo è il Blu, nello specifico il Blu Oltremare. Un pigmento che in natura si ricava dal minerale Lazurite. Al di là dell’affascinante origine del nome che deriva dal fatto che questo minerale veniva estratto principalmente in oriente (in epoca medievale chiamato “oltremare”), questo colore mi cattura perché nella sua intensa e vivace profondità rivedo il desiderio di introspezione ed esplorazione, tipiche del mio essere, incline a riflettere vivamente sulle emozioni e i pensieri».
Cosa vorrebbe suscitare in coloro che osservano i suoi dipinti?
«In coloro che guardano i miei dipinti mi piacerebbe stimolare una risposta emotiva individuale, nel tentativo di creare una connessione, un riscontro tra ciò che l’osservatore vede nel mio lavoro e le sue esperienze interiori».
Oggigiorno quali sono (o dovrebbero essere): funzione dell’arte e responsabilità dell’artista?
«Credo di non sbagliare se dico che la funzione dell’arte è da sempre il frutto di quegli interventi che nel corso delle varie epoche hanno messo in crisi le convenzioni sociali generando dei cambiamenti destinati a mutare la percezione del mondo. Al giorno d’oggi, dove per opera d’arte si rischia di finire facilmente nel design per interni, bisognerebbe superare il prevalere delle pubbliche relazioni e l’omertà dei critici che favorisce la vendita e la creazione di un gusto consolidato. L’arte oggi dovrebbe trovare il coraggio di parlare, perché senza alcun confronto critico, sono le pubbliche relazioni che creano l’opera d’arte, favorendo quelli che sono i collezionisti che in caso contrario rischierebbero di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Dunque bisognerebbe discutere delle opere d’arte e del loro valore riferito al nostro presente. Per citare Emilio Isgrò: “Oggi se non sei omologato non arrivi, non ti considerano. Alcuni artisti sono altamente quotati per motivi ignoti; c’è tanta apparenza, poca ricerca e poca sostanza”. Galleristi, collezionisti, artisti, devono assolutamente recuperare questo coraggio. Bisogna avere il coraggio di parlare delle opere d’arte e del loro valore riferito al nostro presente (cit). Per quanto riguarda invece l’unica responsabilità dell’artista, a mio modo di vedere, è quella di rimanere coerente con le proprie idee, restando economicamente indipendente dal sistema dell’arte».
Ricordiamo che recentemente, Marco Privitera, ha vinto il “Premio Giovane Artista Emergente”, nell’ambito del IX Premio Internazionale di Pittura “Giuseppe Sciuti”. La giuria, presieduta dal Corrado Iozia e formata da Carmine Susinni, Roberta Ferlito, Giuseppe Cristaudo, Mario Pafumi e Rocco Froiio, presente il Comitato Organizzatore, presieduto da Graziella Torrisi, con Alfio Tropea, Anna Fichera, Emanuela Montanucci, Silvia Pagano, Graziella Bonaccorsi, Stefano Puglisi, Marinella Fiume e Nellina Ardizzone, assegnerà il riconoscimento.
«Cresciuto nell’ambiente artistico catanese, ha maturato il suo stile pittorico guardando sia i maestri del passato che i grandi pittori siciliani del Novecento dai quali ha assorbito la solarità e un forte carattere espressivo. Nelle sue opere recenti le campiture luminose e piani prospettici si intersecano con serena linearità, creando luoghi a tratti surreali. La sua pennellata è sempre carica di colore ed è disposta con fare costruttivo, generando interessanti effetti materici. Per il suo convinto legame con la storia della pittura dell’Isola, per il notevole sviluppo creativo delle sue ultime opere, la Città di Zafferana Etnea gli conferisce il “Premio Giuseppe Sciuti per la Sezione dei Giovani Artisti Emergenti”», un passo dalla motivazione, scritta dal Direttore artistico del Premio, Paolo Giansiracusa. «È un privilegio essere inclusi tra i giovani talenti selezionati in questo evento di grande rilevanza che celebra la memoria di uno dei più grandi pittori dell’Ottocento e che rappresenta un riconoscimento significativo per il mio impegno artistico. Ringrazio vivamente coloro che hanno reso possibile tutto questo», conclude Marco Privitera.