Luciano Corradini al convegno dell'Uciim di Canicattì: «Vi racconto chi è stato Nosengo»
Il presidente nazionale emerito dell'Unione cattolica italiana insegnanti, dirigenti, educatori e formatori ha ricordato la figura del fondatore
Grande affluenza di pubblico, con tanti docenti in ascolto, al convegno “Dialogo su Nosengo” organizzato dalla sezione di Canicattì dell’Uciim (Unione cattolica italiana insegnanti, dirigenti, educatori e formatori) che si è svolto in occasione della festa dell’adesione nell’auditorium della chiesa di Santa Chiara accolti da don Giuseppe Maniscalco, consulente ecclesiastico della sezione.
Il convegno ha visto come relatore d’eccezione Luciano Corradini, professore emerito di Pedagogia generale nell’Università di Roma Tre, discepolo e testimone dell’opera di Gesualdo Nosengo, che nel 1944 ha fondato l’Uciim, associazione di cui ricorrono in questi giorni gli 80 anni d’impegno nella promozione di attività di formazione e ricerca. Con Corradini hanno conversato la presidente della sezione Uciim di Canicattì Maria Stella Marchese Ragona, curatrice del convegno, e le dirigenti scolastiche Carmen Campo, vicepresidente regionale siciliana Uciim e Marilena Giglia, consigliere nazionale, eletta in occasione del XXVI Congresso che si è tenuyto di recente a Roma. E’ intervenuta anche Anna Fulco Luglio, docente specializzata in pedagogia dello sviluppo e storica formatrice sezionale. «Il professore Corradini, nostro prezioso interlocutore – ha detto Maria Stella Marchese Ragona - ha letteralmente rapito l’attenzione dei presenti, in ascolto emozionale, a riconferma della stima per la dimensione umana, oltre che per il ruolo conferitogli, negli anni del suo lunghissimo impegno a servizio delle istituzioni, nella gestione, organizzazione e trasformazione del sistema scolastico, secondo una visione personalissima, definita di pedagogia istituzionale».
Luciano Corradini è stato primo presidente dell’Irsae per la Lombardia, vice presidente e sottosegretario alla Pubblica Istruzione, membro del Comitato di valutazione del sistema scolastico per la provincia di Trento, nonché presidente nazionale Uciim per svariati anni. E’ autore di numerose pubblicazioni, convinto assertore del potere “terapeutico e preventivo” dell’educazione. «Da Nosengo, per il pensiero e l’opera riformatrice del nostro fondatore, così come da Luciano Corradini, suo diretto discepolo e maestro egli stesso – ha detto dirigente Marilena Giglia - dobbiamo attingere come da sorgente, grati della loro opera e delle risorse che continuano a dispensare a chiunque si metta in relazione educativa».
Nel condurre al periodo storico in cui Nosengo visse la sua stagione d’impegno e di proposta di valori, Luciano Corradini ha evidenziato che “il salto verificatosi nel corso degli anni ’40, nella storia del mondo, in alcune delle coscienze più lucide, come Nosengo e Don Milani, è nel riconoscimento della follia della guerra, nella riscoperta della dignità della persona umana».
La dirigente Carmen Campo, nel suo intervento, ponendo l’accento sull’impegno dell’Uciim, ha sottolineato come ancora oggi possa essere determinante sostenere la “missione educativa” dei docenti, da indirizzare oltre la dimensione del sapere, dell’umano, per elevarsi al trascendente, alla spiritualità della relazione tra discepolo e maestro, dallo stesso Nosengo definita come “soprannaturale”. La riflessione, condivisa e avvalorata da Corradini, ha posto la premessa per suggerire una rilettura del messaggio di Papa Francesco: «la missione riformatrice e salvifica del suo ministero è sotto gli occhi di tutti; sceso dal trono del regnante, al contempo, prodigiosamente, lo ha innalzato ad una spiritualità lontana dalle incrostazioni terrene, il sofferto cammino del Santo Padre si sta compiendo nei gesti di accoglienza, di perdono, di tenerezza, nel chiedere le preghiere del popolo, come nella bellissima enciclica Fratelli tutti, in cui l’appello alla fraternità, di certo non un’invenzione della rivoluzione francese, si eleva ad una dimensione universale…e come nella preghiera del Padre Nostro, che mette a tacere l’egoismo per ben sette volte nel “Ti prego Padre…per tutti noi».
Corradini ha raccontato inoltre come Nosengo, testimone di fede in castità, povertà e obbedienza, accorso in Piazza San Pietro per l’elezione del pontefice, alla notizia della proclamazione di Giovanni XXIII, il Papa buono, avesse esclamato «Finalmente un successore di Pietro che crede in Gesù Cristo…ancor prima che in Dio!». E ha anche aggiunto un riferimento a Paolo VI, il Papa del dialogo col mondo, che sentì forte la responsabilità del suo mandato: «L’ho conosciuto al tempo in cui era il vescovo Giovanni Battista Montini, pensate alla lettera in cui chiese, in ginocchio, agli uomini delle Brigate Rosse, di restituire Aldo Moro alla libertà, senza porre alcuna condizione e, alla terribile notizia del ritrovamento, consapevole che la sua preghiera di graziare l’amico caro e stimato non ebbe accoglienza, neanche dal Signore, pensate al suo drammatico rapporto con Dio, che fu di sofferenza ma anche di ferrea fedeltà, la stessa che sostenne i primi apostoli, pur nella persecuzione!».
Corradini, nel citare queste grandi figure, alla ricerca del volto più autentico della chiesa, ha messo in luce anche in Nosengo l’eccezionale attualità del pensiero, definito dallo stesso cardinale Sodano «un laico impegnato ad infondere nella sua opera il lievito del Vangelo».
Nosengo trasse dal clima familiare i più sinceri insegnamenti di fede, umiltà e spiritualità, riuscendo a riscattarsi dalla modestia delle origini con la laurea in Pedagogia e meritando, grazie ad una particolare concessione, il ruolo di primo docente laico di religione. Negli anni della guerra frequentò personaggi come Fanfani, Moro, Dossetti, La Pira, Taviani, Vanoni; fu anticipatore delle tematiche del Concilio, come convinto sostenitore del laicato cattolico, scevro dal perseguire alcun ruolo politico o cattedre accademiche, per le quali avrebbe avuto pieno titolo. Il suo attivismo fu talmente appassionato da suscitare il sospetto delle autorità fasciste e soltanto per essersi rifugiato in Vaticano riuscì a sfuggire all’arresto, se non all’eccidio delle Fosse Ardeatine. Tra le azioni più significative da porre in assoluto rilievo la sua collaborazione alla stesura del “Codice di Camaldoli”, il documento orientativo del passaggio alla repubblica, di cui redige l’importantissimo capitolo sull’educazione; memorabile anche l’impegno profuso per la riforma della scuola media la sua “scuola per tutti” in cui riuscì a salvaguardare la matrice culturale cattolica, ma anche la sua creatura più contrastata e sofferta, a causa dell’opposizione politica, che fu durissima.
Anna Fulco Luglio, a proposito del ruolo sociale della scuola, dell’unicità dell’alunno, nonché della responsabilità educativa di docenti e genitori, ha sottolineato il paradosso di non essere riusciti, ancora oggi, a scardinare la povertà educativa, benché lontani dalle vicende belliche. Si chiede e pone la riflessione: «La nostra, oggi, è una scuola per tutti? Come docenti, abbiamo veramente consapevolezza del nostro ruolo? Sin dai primi anni, i genitori che non siano in condizione di dare ai figli le sicurezze di base necessarie allo sviluppo o che non sappiano riconoscere le impronte lasciate dal bambino, troveranno un insegnante competente, capace di mettersi in relazione, di leggere insieme questi segnali? Penso alla mia esperienza di educatrice, ma sono sicura che tanti docenti, nel vissuto scolastico quotidiano mi sono imbattuta tante volte nel genitore che avanza al figlio soltanto pretese tu non devi, non puoi, non sei svalutandolo, sottraendo con uno scalpello, ogni volta, un po’ della sua anima».
Corradini, nel raccogliere la denuncia della pedagogista, rimanda a Don Milani, contemporaneo a Nosengo, che reputò la scuola del tempo come «l’ospedale che cura i sani e perde i malati», scandalizzando i benpensanti. «Quando gli domandavano cosa si potesse fare per insegnare a dei ragazzi tanto ignoranti, figli di contadini rispondeva che dovessero chiedersi non cosa poter fare, ma come poter essere! Sono convinto anch’io – ha detto Corradini - che nessun docente possa agire sulla testa di un bambino, di un ragazzo, cambiandola dall’interno, né su quella dei genitori ma può provare a lanciare dei messaggi, rendendosi conto che le cose che dice a volte passano…altre no, in un processo di attrazione dialogica ed empatica in cui dobbiamo soprattutto saper ascoltare». Corradini è intervenuto in videoconferenza dalla sua casa di Brescia nel corso della quale ha anche presentato all’uditorio la sua compagna di vita, Maria Bona Bonomelli.