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Il saggio di Giovanni Tesè su Piersanti Mattarella: si va oltre la "semplice" biografia

Nel volume dell'avvocato - scrittore non solo le tappe della vita del presidente della Regione ucciso dalla mafia ma anche il suo percorso di formazione culturale

Teresa Monaca

17 Aprile 2025, 11:43

libro tese

Chi si approccia alla lettura dell’ultima fatica di Giovanni Tesè con la convinzione di leggere una semplice biografia dell’indimenticato Piersanti Mattarella dovrà presto rivedere la sua posizione.

Questo saggio, infatti, è soprattutto impreziosito da una analisi chirurgica e, al tempo stesso, intimista dello scrittore su quello che potremo definire “l’universo Mattarella”, un cosmo in cui prioritari erano l’onestà intellettuale, la giustizia sociale, il benessere collettivo, il valore della famiglia e il dialogo costruttivo per il miglioramento e la liberazione dai metodi malavitosi della Sicilia.

In “Piersanti Mattarella, un politico cristiano” lo scrittore non si limita a parlare solo della vita e delle idee di colui che fu più volte chiamato a Presidente della Regione Siciliana, ma ne traccia il percorso di formazione culturale, religioso, politico e sociologico, illustra le amicizie che furono fondamentali per la sua crescita intellettuale e politica, racconta con delicatezza i rapporti familiari, consapevole che è all’interno del “nucleo famiglia” che germinano i sentimenti e i caratteri degli uomini e delle donne.

Tesè infatti, grazie alla sua militanza politica nella DC, in giovane età e da studente universitario, ebbe modo di avvicinare e apprezzare l’uomo, il figlio, il padre, il fratello, il politico Mattarella, le sue idee, la sua formazione, gli scopi, gli obiettivi.

L’interessante presentazione di Tesè ci porta alla considerazione dell’impressionante attualità del pensiero dell’uomo politico che, a distanza di quasi mezzo secolo, seppe individuare e battersi per priorità e principi fondamentali di cui alcuni, purtroppo, mai raggiunti.

Un Mattarella da inquadrare come punta di diamante di un movimento di avanguardia, dalla lungimiranza e ampiezza di vedute affatto scontate per il periodo in cui visse e operò. Un uomo aperto al dialogo, che seppe essere da collante non solo tra le varie correnti politiche del suo stesso partito ma anche e soprattutto tra partiti di schieramenti diversi che in lui vedevano un referente “politicamente corretto” e in grado di interpretare i bisogni del suo popolo.

Colpisce poi la narrazione dell’uomo attraverso i suoi ispiratori, Don Sturzo, Chiazzese, Moro, La Pira, per citarne alcuni, da cui prese esempio e consigli.

Ed è in questo intreccio di incontri, di colloqui, di condivisioni uniti ad una forte fede, coerenza e umanità che Mattarella costruisce la sua idea di Comunità, fermamente convinto che un vero politico cristiano dovesse essere vero, giusto, credente, coerente, credibile.

E come non andare, allora, al confronto tra quello che Mattarella pensava doveroso essere per un uomo politico e quello che un altro uomo dello Stato, il Giudice Rosario Livatino, oggi Beato, sosteneva indispensabile, quando, appunto, diceva che “alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”?

Due uomini, Mattarella e Livatino, che con la loro coerenza e la loro rettitudine hanno dichiarato guerra alla mafia e, per questo, firmato la loro condanna a morte.

È l’eccezionalità di queste due figure a renderli dei giganti, così come gigantesco e umile fu un altro martire di questa nostra Terra così tragicamente offesa e dilaniata, don Pino Puglisi, anch’egli alzato agli onori dell’altare.