"La rivalsa del nero", da Fabio Salamida il racconto ironico e dissacrante dell'Italia di oggi
Un viaggio spietato ma anche irresistibilmente divertente tra i protagonisti della prima vera esperienza della destra-destra alla guida della Repubblica
C’è un’Italia che osserva, spesso incredula, lo spettacolo della politica contemporanea. E c’è chi questo spettacolo ha scelto di raccontarlo con uno sguardo lucido, ironico e dissacrante.
Fabio Salamida, con La rivalsa del nero (in libreria dall’11 aprile 2025), ci accompagna in un viaggio spietato ma anche irresistibilmente divertente tra i protagonisti della prima vera esperienza della destra-destra alla guida della Repubblica (progenie di quel Ventennio che sappiamo). Una destra che, abbandonato ogni filtro e moderazione, rivendica apertamente il proprio lessico reazionario, la propria visione nostalgica e, soprattutto, grida a gran voce che è tempo della propria rivalsa. Non c’è nessuna ripulitura, nessuna conversione opportunistica al buonsenso: c’è solo il desiderio, quasi infantile e vendicativo, di rimettere in scena tutto ciò che si era potuto solo sussurrare per decenni.
E Salamida ce lo mostra con uno stile graffiante, scegliendo di ribattezzare i protagonisti con soprannomi che ne evidenziano limiti, contraddizioni e talvolta tragicomiche improvvisazioni: da M la figlia di Garbatella al famoso girasagre, passando per ex cognati, latin lover, appassionati lettori di Harry Potter (ma solo se insieme alla Bibbia) e tanti altri personaggi che sembrano usciti da un romanzo satirico e invece calcano ogni giorno il palcoscenico della nostra fragile democrazia. La rivalsa del nero è più di un’analisi politica: è uno specchio che riflette il vuoto. Quel deserto culturale e civile in cui si alternano venditori di fumo, illusionisti, clown e acrobati senza rete. Alla fine del racconto, però, l’autore si pone la domanda che tutti dovremmo farci: come fare per ricacciare “nei tombini” questa classe dirigente?
La risposta, per Salamida, sta nel punto più dolente: bisogna ripartire da elettrici ed elettori, dal contrasto all’analfabetismo funzionale e da un’educazione civica che torni a formare cittadine e cittadini consapevoli. Perché la classe politica, prima di tutto, è lo specchio di chi la vota.