Catania accoglie "Cirilli & Family": quando il teatro diventa casa
L’appuntamento è per giovedì 8 maggio alle ore 21 al Teatro Metropolitan
C'è un'energia contagiosa che si propaga dal palcoscenico quando Gabriele Cirilli entra in scena con il suo "Cirilli & Family". Non è solo uno spettacolo, è un abbraccio collettivo, una festa di famiglia allargata dove le risate sono il linguaggio universale e le emozioni danzano leggere nell'aria. Cirilli non "interpreta", vive i suoi personaggi. Li incarna con una tale verve, una tale autenticità, da farli sentire parte del nostro quotidiano. Lo show che nasce da un’idea dello stesso Cirilli con la supervisione artistica di Carlo Conti, in collaborazione con la ‘Ma.Ga.Mat. Srl’ e con la produzione e la distribuzione di Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno per Ventidieci, arriva a Catania grazie alla Agave Spettacoli di Andrea Randazzo. L’appuntamento è per giovedì 8 maggio alle ore 21 al Teatro Metropolitan.
«Ho un rapporto molto bello con la Sicilia e con i siciliani – spiega Cirilli - da anni vengo in Sicilia ed ogni volta ricevo un affetto smisurato. La prima volta sono venuto con Flavio Bucci nel 1986, mentre mi trovavo in Sicilia c’era Gheddafi che lanciava i missili contro Lampedusa. Ogni volta che torno è sempre una grande emozione ma anche una grande aspettativa perché vengo con il desiderio di sentire quel calore tipico dei siciliani».
Cosa succederà sul palco di “Cirilli & Family”?
«È uno spettacolo ideato da Carlo Conti e si parla di famiglia. Tutte le sfaccettature delle famiglie, non solo quella classica. Si passa dalla famiglia che si crea sul condominio di casa alla famiglia legata al mondo dello sport o del lavoro. È un musical che fa tanto ridere. Molte volte mi è capitato di incontrare le persone fuori dai teatri e sentirmi dire che non si aspettavano questo tipo di spettacolo. Si aspettavano un monologo ma in realtà è molto di più. Ci sono delle sorprese enormi, parto dalla mia famiglia per scoprire tutte le altre sfaccettature. È un tronco con dei rami che si allargano e riusciamo a costruire un albero solido. Tutte le famiglie con i pregi e i difetti. Voglio abbracciare la famiglia a 360°. Nella famiglia ci si contraddistingue perché ci si aiuta l’uno con l’altro. Pensa se l’aiuto che ti arriva dalla famiglia potesse arrivarti da tutti, anche da persone sconosciute. Il mondo sarebbe decisamente meglio. Ci sarebbe sempre una risoluzione positiva. Se il mondo intero operasse come una ‘grande famiglia allora sì che potremmo lasciare un futuro migliore ai nostri nipoti. Riusciremmo a fare il miracolo se tutti si rendessero responsabili non solo della propria felicità, ma anche di quella degli altri».
Sul palco anche gli attori de "La Factory", la tua scuola di teatro in quel dell’Aquila. Come vedi i giovani di oggi?
«Un po' li vedo spaesati, una volta c’era chi ci diceva che dovevamo faticare e sudare per raggiungere l’obiettivo. Non esistevano strade più facili o intermedie. Il talento è fondamentale, la fortuna aiuta ma si deve avere una direzione professionale molto forte. I giovani di oggi li vedo spaesati perché sono coinvolti dai social, pensano che per raggiungere l’obiettivo devono essere come la Ferragni. Diventano tutti influencer. Va bene avere i follower e il successo ma non c’è la professionalità. Questa cosa nella mia scuola è proprio fondamentale. La professionalità è la base di tutto. Facciamo studiare con un percorso unico per ognuno di loro».
Anche tu hai studiato in una scuola di teatro, esattamente quella dell’immenso Gigi Proietti. A distanza di tanti anni, cosa ti ha lasciato questa esperienza?
«Proietti è stato ed è tutt’ora il numero uno dei mattatori. Mi ha lasciato tutto, ricordo che mi ha detto “Gabriè copia tutto”, poi si è corretto e mi ha detto “Gabriè ruba tutto”, perché non si copia. Quello che sono diventato oggi, l’ho sicuramente rubato al mio maestro. Mi piace condividere la risata».
