Oltre le Note: il viaggio intimo di Luca Di Stefano nel Suo Album "19"
Questo numero non è un semplice dettaglio anagrafico, ma il fil rouge di una vita
Un battito d'ali, un numero che risuona come un'eco nel destino. "19", non è solo il titolo dell'album d'esordio di Luca Di Stefano, l'artista catanese che sta infiammando la scena musicale, ma è una vera e propria cicatrice emotiva, un tatuaggio sull'anima che ne ha segnato ogni passo. Questo numero non è un semplice dettaglio anagrafico, ma il fil rouge di una vita, la cifra di un percorso artistico e personale intriso di significato e di una forza magnetica che ora, finalmente, si riversa in musica. "19" è un'esortazione alla libertà e autenticità personale, un invito a trovare dentro di sé la fiducia e il coraggio per affrontare le sfide che quotidianamente caratterizzano la nostra esistenza, senza paura del giudizio altrui, senza dover rispondere alle aspettative che gli altri hanno sulla nostra persona e che non corrispondono ai nostri desideri, un invito ad essere se stessi, in un mondo che propone modelli omologati , standard estetici ed economici irraggiungibili per la maggioranza della collettività e che per tal via genera spesso frustrazione e depressione, specie nei più giovani che, sovente, rispondono a questa sensazione di inadeguatezza anche con atti di autolesionismo.
<<Il numero 19 – spiega Luca Di Stefano - è da sempre un compagno fedele nella mia vita. Sono nato il 19 aprile e il 2019 è stato l'anno che ha segnato l'inizio della mia carriera artistica con "All Together Now". Avevo 19 anni quando sono volato in America per partecipare a "America's Got Talent". Questo numero mi segue ovunque: lo vedo sull'orologio, sempre le 19:04, e non è un caso che il mio primo album si chiami proprio 19. Per me, il 19 non è solo un numero ricorrente, ma anche un numero angelico ed esoterico che mi conferma di essere sulla strada giusta, una strada che devo percorrere con determinazione. Dietro a questo album c'è un lavoro di anni. Come artista, la mia nascita è stata piuttosto "tardiva": prima del 2019 non avevo mai avuto esperienze di live. È stato lì che ho mosso i miei primi passi. La mia prima canzone l'ho scritta nel 2022, il che significa che l'album è stato in lavorazione per tre anni. L'idea di creare un album è nata proprio tre anni fa, dalla profonda necessità di scrivere e di raccontarmi attraverso la musica. Per me, che a volte ho paura di parlare, la musica è il mezzo perfetto per esprimere chi sono e condividere le mie storie>>.
Nel tuo album, '19', troviamo 12 brani, di cui ben 9 in inglese e solo 3 in italiano. Come ti trovi a cantare tra queste due lingue? Ti senti più a tuo agio nell'una o nell'altra?
<<Mi sento più a mio agio a cantare in inglese. Si dice che siamo ciò che mangiamo; io dico che sono ciò che ascolto. La musica che mi accompagna quotidianamente è prevalentemente straniera, americana e britannica, e mi muovo in quel versante del pop internazionale. In Italia, trovo difficile trovare artisti con una voce simile alla mia che cantino in italiano. Questo rende più arduo individuare figure che possano ispirarmi nella composizione di brani nella nostra lingua>>.
La copertina di "19", ti ritrae in bianco e nero, immerso in un fumo denso e bianco. C'è un significato particolare dietro questa scelta stilistica così suggestiva?
<<La copertina del mio album è una rappresentazione visiva della mia mente, del caos e della confusione che spesso la abitano. Attraverso le canzoni, sono riuscito a mettere ordine in questo stato, dando un nome e una collocazione a ogni pensiero ed emozione. All'interno del disco fisico, c'è un'immagine ancora più esplicativa: un "me" che non è più in bianco e nero. Sono sempre avvolto dal fumo, ma una luce diversa, più azzurra, illumina la scena. Sembra che la mia mente si stia schiarendo, che stia trovando una nuova limpidezza. Il brano " How stupid I am " racconta proprio questa liberazione: la mia mente è finalmente libera, e il cammino che mi si presenta è più chiaro. Mi guardo allo specchio e mi chiedo da quanto tempo sono qui, a testimonianza del tormento emotivo che ho vissuto in questi anni. Nei miei brani racconto emozioni autentiche, scaturite da fatti realmente accaduti. Le parole che uso sono tutte vere e profondamente sentite. Un esempio è “How stupid I am” un brano che narra un episodio con alcuni amici che considero ancora parte della mia famiglia. Purtroppo, la smania di apparire perfetti agli occhi degli altri a volte ci fa dimenticare quanto bene si vuole a una persona, quanto possa essere importante, e quanto facilmente ci si possa lasciare influenzare dai giudizi esterni, in questo caso, i miei>>.
Il tuo nuovo singolo, "Broke in Two", è uscito da pochi giorni. Cosa rappresenta per te questo brano?
<<Narra la fragilità umana all'interno di una relazione. Racconta di come, dopo anni trascorsi insieme, si arrivi a un punto in cui le decisioni diventano inevitabili, anche quando il sentimento è ancora presente. La relazione era diventata una routine, logorata da incomprensioni e "vizi" di coppia accumulati crescendo. Questa canzone è un vero e proprio grido, la necessità impellente di esprimere quanto non volessi che finisse. Mi sentivo diviso a metà: da un lato, il ragazzo che ero, follemente innamorato di quella persona; dall'altro, l'individuo consapevole e maturo che aveva capito che la relazione non poteva più continuare>>.
Mi ha particolarmente incuriosito la tua affermazione che la musica possa essere un vero e proprio aiuto e una terapia per la vita quotidiana. Come “nasce” questa visione?
<<Sto attualmente scrivendo una tesi che si intitola "Oltre il palco: come il music business influenza la salute mentale", proprio perché credo che la psicologia dei cantanti e degli artisti in generale sia un argomento fondamentale. È un dato di fatto: la musica viene spesso utilizzata come terapia, aiutando le persone a esprimere le proprie emozioni. Spesso, i fan scrivono ai loro cantanti dicendo che grazie alla loro musica sono riusciti a superare momenti difficili della loro vita. Questo perché nelle canzoni troviamo parole che magari pensiamo ma che non riusciamo mai a esprimere. Per me, è molto più semplice esprimermi attraverso la musica. La confusione che ho in testa, gli ottantamila pensieri che mi affollano la mente in un secondo, riesco a metterli su carta, a dargli un senso e un peso diverso, qualcosa che forse non riesco a fare quando parlo. L'imbarazzo e la confusione che provo nel linguaggio parlato si dissolvono, e la musica mi aiuta tantissimo>>.
Quando senti che è il momento giusto per scrivere una canzone? C'è un'ispirazione precisa o un processo che segui?
<<Per me, la musica non è un processo ragionato, non le "metto testa". Se lo facessi, perderei la mia essenza. Non c'è un momento esatto per creare; altrimenti, diventerebbe qualcosa di macchinoso, non più un dare voce ai pensieri. I miei brani hanno impiegato anche tre anni per nascere, perché sono stati pensati, ripensati, scritti e riscritti. Ho esaminato attentamente ogni parola per assicurarmi che fosse quella giusta. Ad esempio, un brano l'ho scritto tutto d'un fiato, mentre un altro ha richiesto vari momenti, perché non mi convinceva. Lo mettevo da parte per capire cosa volessi dire. La chitarra è stata un grande aiuto, fungendo da scudo e da sostegno a ciò che volevo esprimere>>.
Quanto è difficile emergere come artista da Catania?
<<Essere un artista da Catania è una sfida ardua, ma è proprio questa difficoltà a diventare il nostro motore, la spinta che ci permette di andare avanti. Vedo talenti come Anna Castiglia che sta spiccando il volo, e sono tantissimi gli artisti siciliani che solo dopo si scopre vengano dalla nostra Terra. Vanno alla grande perché in noi arde una voglia di rivalsa, la consapevolezza che in Sicilia le opportunità scarseggiano. Non è colpa della nostra meravigliosa isola, ma di un sistema che ha spostato il cuore del music business al Nord. Per noi, è una questione di dimostrare il nostro valore, di urlare che, sebbene veniamo dal Sud, siamo capaci di farcela. Perché la musica è un linguaggio universale, e in questo mondo non conta la provenienza geografica, ma solo la vera e autentica capacità di farla>>.
Cosa ti auguri per il tuo futuro?
<<Guardo al futuro con ambizione e sicurezza>>.